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In quale adunanza deve andare colui che cerca la verità?

Come deve comportarsi il credente che vuole cercare la verità e vivere nella verità ma che non trova un’assemblea che corrisponde a quello che crede?

Deve egli andare in una assemblea dove ci sono degli errori dottrinali? Oppure deve prendere la scelta di non andare più in nessuna assemblea e riunirsi in casa con altri che hanno il suo punto di vista con il rischio di rimanere solo se non trova nessuno?

 

Mi sono posto anch’io queste domande e per un periodo ho pensato a non andare più in nessuna adunanza perché non ne trovavo nessuna che corrispondesse completamente alle mie convinzioni.

 

Ho visitato diverse adunanze pregando e andando dove il Signore mi guidava, di domenica in domenica. Sono andato in assemblee carismatiche, in assemblee dei fratelli, in assemblee pentecostali, mennonite, metodiste, libere, salutiste, ecc. ma non avevo la convinzione di andare in nessuna di esse.

Ho pensato di fare il culto in casa e a volte lo abbiamo fatto in famiglia ma c’erano più facilmente distrazioni, la lode non era soddisfacente e non c’era la comunione con altre persone estranee alla famiglia. Mi sono dunque accorto che facendo questo non stavo nella verità di Dio e nella ricerca della Sua verità perché rimanevo nella mia verità, privandomi dei contatti con gli altri e dell’insegnamento che essi potevano darmi.

 

Il Signore mi ha finalmente guidato in un’assemblea dove, anche se non approvo tutto, posso passare un momento dedicato e consacrato al Signore e dove posso trovare il contatto con gli altri e la comunione fraterna.

Oggi ho dunque la certezza di essere andato nel posto che il Signore aveva previsto per me. Questo è quello che conta: andare dove il Signore vuole ed esserne convinto personalmente.

 

La mia scelta non è stata fatta riguardo alla dottrina o alla denominazione, anzi essa non corrisponde proprio alla denominazione che avrei scelto ma sono andato nel posto dove sentivo una comunione fraterna e ho messo da parte le dottrine e tutto ciò che poteva dividere. Ho parlato con il pastore delle cose che non mi piacevano ma egli mi ha accettato così com’ero. Da parte mia mi sono accorto che, in fin dei conti, questi argomenti di divisione non erano un ostacolo alla relazione che potevo avere con Dio e con gli altri in quella adunanza.

Sono contrario all’ecumenismo e alla diluzione del vangelo ed è per questo che ho conservato il mio punto di vista e la libertà di partecipare agli adunamenti ecumenici o no. Ogni cosa che faccio mi permette di annunciare il mio punto di vista e di testimoniare delle mie convinzioni, sempre nel rispetto dell’altro. Posso essere integrato nella comunità ma non partecipare a tutto fintanto che ho la libertà di esprimermi e fintanto che c’è il rispetto reciproco per le convinzioni dell’altro.

 

Sono stato con un atteggiamento umile, senza diffondere i miei pensieri (quella che potrei considerare come la verità) per circa un anno. Ne ho parlato soltanto con il pastore e con coloro che mi hanno chiesto il mio punto di vista su un argomento o l’altro. Ne ho sempre parlato con l’atteggiamento umile di colui che rimane aperto ai pensieri dell’altro.

Oggi però le cose stanno cambiando perché mi si chiede di dare il mio punto di vista pubblicamente, pur sapendo che certe cose a cui credo non sono accettate nella loro denominazione.

 

Non sono stato dunque io a voler diffondere il mio pensiero, quello che pensavo fosse la verità, ma è stato Gesù che ha aperto le porte per diffondere la Sua verità e da parte mia devo impegnarmi ad annunciare quello che Egli mi dice e non quello che vorrei dire.

Sono rimasto a lungo nell’amore fraterno, mettendo da parte le mie convinzioni, la mia dottrina ed ora ho capito che il mio compito non è quello di diffondere le mie convinzioni ma di testimoniare di quello che credo e il modo in cui lo vivo concretamente.

 

Non ritengo potermi definire di esempio per gli altri né di essere completamente nella verità ma di certe cose sono convinto perché ho avuto la rivelazione, quella convinzione che mi permette di dire che non sono pensieri miei ma pensieri che vengono da Dio. Nello stesso tempo non posso insegnarli finché non riuscirò a testimoniarli concretamente nella mia vita ed è il mio comportamento che mi permetterà di insegnarlo agli altri.

Nessuno può imporre delle cose agli altri o giudicarli nell’errore perché nessuno può essere certo di essere nella verità: soltanto Gesù è la verità e noi non possiamo giudicare glia altri ma dobbiamo pregare per loro, amarli e aiutarli nel loro cammino.

 

Una volta che la propria vita testimonia quello che si vuole annunciare, allora si può iniziare a parlarne con autorità, non perché si annuncia una dottrina ma perché si può parlare di qualcosa che si vive con Gesù.

Gesù non vuole degli insegnanti, vuole dapprima dei discepoli, dei testimoni: persone che dimostrano di vivere la Sua vita. Dopo viene l’insegnamento e l’autorità: si potrà non essere d’accordo con l’insegnamento ma i fatti saranno presenti per testimoniare.

Purtroppo molti oggi vogliono insegnare, presentare il loro punto di vista ma non testimoniano niente con la loro vita. Qual è invece l’esempio di Gesù? Le Sue opere testimoniavano e confermavano quanto Egli annunciava.

Giovanni 5:36 Ma io ho una testimonianza maggiore di quella di Giovanni; perché le opere che il Padre mi ha date da compiere, quelle stesse opere che faccio, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

Giovanni 10:25 Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non lo credete; le opere che faccio nel nome del Padre mio, sono quelle che testimoniano di me

 

Ognuno di noi deve dapprima dimostrare di essere discepolo di Gesù con le sue opere, non motivate da motivi egoisti ma motivate dall’amore per il prossimo.

Giovanni 13:35 Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri».

 

Ricordiamoci che credere in Gesù significa fare le stesse opere Sue:

Giovanni 14:12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch'egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre

 

Fintanto che nessuno compie le stesse opere di Gesù, nessuno può ritenere il prossimo nell’errore ma ognuno deve impegnarsi per lasciare vivere Cristo in sé e testimoniare dei suoi progressi in modo da incoraggiare e insegnare gli altri. Come Paolo bisogna poter dire:

Galati 2:20 Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! …

 

Da parte mia so che non potrò mai pretendere fare le stesse opere di Gesù ma so pure che quando Gesù vivrà completamente in me, quando gli avrò dato il controllo completo della mia vita, allora Egli potrà fare attraverso di me le stesse opere che compiva sulla terra.

Devo dunque impegnarmi dapprima per lasciarlo vivere in me in modo da poter testimoniare dei fatti vissuti, concreti che Egli avrà fatto attraverso di me e non per dare dottrine e riprendere gli altri: l’insegnamento seguirà la testimonianza che potrò dare con la mia vita in Cristo. Ci sono dunque ancora degli argomenti di cui non parlo spontaneamente in un adunanza, non per la paura di dividere e di offendere ma perché non riesco a dimostrarli nella mia vita e perché non è ancora il momento.

 

Una volta che si ha la consapevolezza di come è difficile lasciare Cristo vivere in se e manifestare le Sue opere, allora si può imparare ad essere tolleranti con gli altri che non hanno ancora capito tutta la verità e che non la vivono ancora personalmente: si tratta di mettere in pratica l’amore gli uni per gli altri.

Ricordiamoci che tanti sono stati scelti da Dio pur non avendo talenti particolari: Mosè e Geremia non sapevano parlare, Davide era rigettato dalla sua famiglia, Saul era timido, Pietro era instabile, Paolo era un persecutore, ecc.

Inoltre ci sono voluti anni fino a quando essi giungessero a quello che era il piano di Dio per loro e nel frattempo hanno commesso degli errori come ognuno di noi o perfino peggiori.

Impariamo la tolleranza. Ogni situazione è diversa e Gesù può chiamare ciascuno per una missione diversa. Inoltre l’uno può essere chiamato ad andare in un’assemblea e l’altro a ritirarsene ma, in ogni caso, sono convinto che il credente debba privilegiare i contatti con gli altri piuttosto che l’isolamento: potrà ascoltare in silenzio e con pazienza degli errori ma probabilmente nel futuro sarà chiamato a diffondere la verità, non imponendola ma perché con il suo atteggiamento avrà dimostrato di essere un esempio.

 

Il credente che vuole seguire Gesù deve anche seguire il Suo esempio: come Gesù andava nel tempio e nelle sinagoghe, come Gesù aveva un atteggiamento umile, così pure il credente deve andare nell’assemblea per essere in comunione fraterna, incoraggiare gli altri, aiutarli e amarli. Poi il Signore deciderà quando manifestare la dottrina in modo da cambiare ciò che deve essere cambiato.

Molti invece vogliono dare il loro punto di vista, la loro dottrina, non tanto per il Signore ma perché ne sono convinti e in fin dei conti per superbia di sapere meglio degli altri: invece non è questo l’atteggiamento voluto dal Signore ma dapprima l’umiltà, l’ascolto e l’ubbidienza.

Se si cerca la santità non ci si interessa più alle dispute. Se tutti cercano la santità e la preghiera, i problemi finiranno con scomparire. Se nella tua assemblea ciò non avviene, dedicati alla santità e finirai tu con il cambiare ciò che deve essere cambiato, non con teorie ma con dimostrazione pratica.

 

Incoraggio perciò chiunque ad andare nell’adunanza che il Signore gli indica anche se ci sono degli errori. Se rimane in questa adunanza con un atteggiamento umile, diffondendo l’amore e senza condannare subito ciò che va male o giudicare i fratelli, allora potrà manifestare quella che è la verità tramite il suo atteggiamento e tramite le sue opere.

A colui che chiede il punto di vista su una questione o l’altra potrà rispondere con degli esempi tratti dalla sua vita con il Signore e non da dottrine teoriche: potrà dire la verità ma sempre come primo obiettivo di diffondere l’amore, di incoraggiare e di edificare.

 

La maggior parte dei problemi nelle assemblee e nel mondo provengono dalla mancanza di amore e condannare gli altri senza amarli prima non corrisponde al messaggio del vangelo. Invece l’amore aprirà i cuori e preparerà la via alla verità.

Colui che agisce in questo modo, amando il prossimo prima di condannarlo, sarà edificato nel vedere i cambiamenti anche se all’inizio dovrà imparare a mettere da parte la voglia di insegnare e dovrà in un certo modo far morire la sua carne, la sua voglia di dimostrare conoscere la verità.

 

Che ognuno si lasci guidare dal Signore in ogni sua decisione in modo da trovare la giusta posizione nell’assemblea, nel rispetto e nell’amore di Dio e del prossimo.

Ogni situazione è diversa e gli eccessi, da un lato come dall’altro, non giovano a nessuno.

 

Consideriamo che noi abbiamo la libertà di andare in un posto o in un altro mentre tanti nostri fratelli vivono nei paesi dove non c'è la libertà e fanno tutto pur di trovarsi insieme: loro danno più importanza alla comunione fraterna che alle dottrine: che essi siano di esempio per noi.

 

Sono convinto che chi vuole la verità e persevera, anche se solo nel suo cuore, finirà per trovarla con l'aiuto di Dio, che sia in una adunanza dove c’è la verità o in una dove c’è l’errore purché sia nel posto dove Dio lo vuole.

Commenti

Ma come si può frequentare un gruppo di fratelli che si identificano in una denominazione, dove comanda in tutti i sensi il pastore che poi a sua volta deve rendere conto a chi lo paga, il più delle volte dall'estero. Dove è scritto che si deve mandare un fratello in una determinata "chiesa" per fare il pastore e comandare. Questi pastori sono tutti usciti da una scuola biblica, e pretendono di avere l'autorità datagli da Dio. Questi fratelli pensano di sapere tutto sulla bibbia e non sono disposti ad imparare più nulla.

Da franco (non verificato)

Purtroppo oggi sono pochi i posti dove le guide sono buone: spesso sono ciechi che guidano altri ciechi. Cosa fare? Non andarci più?

Penso piuttosto che dobbiamo essere una luce nel mondo ed anche nelle chiese. Che il Signore ti guidi dove devi andare, non per forza per ricevere qualcosa ma piuttosto con lo scopo di annunciare e testimoniare di quello che tu vivi con il Signore in modo che le mentalità cambiano. Non c'è bisogna per forza di poter predicare dal pulpito ma basta semplicemente avere contatti e amicizie nella chiesa degli uomini come nel mondo. Forse sei chiamato ad andare ancora in chiesa, forse no, il Signore ti guiderà dove Lui lo vorrà. Che la Sua pace sia con te!

Da garisma

Grazie! Questo è proprio quello che faccio; ci vediamo come fratelli nelle noste case, ma non ammettono che si contesti il loro modo di essere chiesa, che per me è una copia degli altri culti di altre denominazioni. Per me essere cristiani è avere uno stile di vita e no rispettare riti religiosi racchiusi in una determinata frazione di tempo.

Da franco (non verificato)

Proprio così Franco! E' vero, non si può stare all'interno di una denominazione sapendo che non si attiene alla Verità! Non c'è comunione tra luce e tenebra. Infatti proprio come hai scritto, anche noi siamo una piccola assemblea di persone, non apparteniamo a nessuna denominazione o gruppo, e ci riuniamo proprio nelle nostre case come facevano i discepoli del primo secolo. Questo è il nostro sito, potete partecipare con noi: assembleadiyahushua.it/chi-siamo/#axzz4dZqa6khn

Nota: il link di questo commento non è approvato e non è consigliato perché l'autore non riconosce Gesù come Dio ma come "un dio".

Da ADY (non verificato)

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