Questa pagina ha lo scopo di presentare una versione riassuntiva dello studio. Si consiglia comunque di leggere l'intero contenuto dello studio e in particolar modo il Capitolo 7 sulle modifiche apportate dalla critica del testo al Nuovo Testamento.
Le origini del Nuovo Testamento:
Ogni edizione del Nuovo Testamento (NT) in una lingua moderna è la traduzione di un testo greco. Il testo di base, o testo fondamentale, deriva a sua volta dagli oltre 5000 manoscritti (mss.) greci del NT a noi pervenuti. Essi sono tutti copie di precedenti mss., i quali alla fine risalgono agli scritti originali.
Tutti questi manoscritti, che vanno sotto il nome di “Majority Text” (MA), stanno a testimoniare l'unico testo riconosciuto per secoli nelle regioni in cui si parlava la lingua greca. Provengono da un vasto territorio (Asia Minore e Grecia) in cui molte delle prime comunità cristiane erano state fondate dagli Apostoli stessi. Nel I secolo in quasi ogni comunità cristiana c’erano credenti giudei. Ora sapendo come i loro copisti erano presi da santo timore e con quanta scrupolosità trascrivevano ogni parola e ogni singola lettera della Scrittura, possiamo presumere che nelle chiese lo stesso rispetto accompagnasse anche la trascrizione e la trasmissione dei testi del NT. Gli Apostoli e i loro collaboratori sicuramente vi esercitavano la loro vigilanza. Le Scritture erano regolarmente lette, in special modo nelle radunanze imprimendosi nella loro mente.
Così nel cuore del cristianesimo apostolico, nel corso di 30-40 anni, poté stabilirsi una fidata trasmissione del testo autentico, prima che vi potessero penetrare influssi nocivi o falsificazioni. I credenti erano in grado di riconoscere e respingere le copie falsificate.
Dopo la caduta di Bisanzio (Costantinopoli) questi mss. furono portati in Occidente suscitando l'interesse per il testo greco del NT in quelle regioni ove si conosceva quasi esclusivamente la traduzione ufficiale della Chiesa Romana, la latina “Vulgata”.
Sulla base di lunghi anni di studio su questi manoscritti, il dotto umanista Erasmo da Rotterdam, un eccellente conoscitore della lingua greca, ne aveva curato un’edizione, che nel 1516 fu pubblicata dall'editore Frobenius di Basilea: il cosiddetto Textus Receptus (TR), cioè il testo ricevuto da tutti, da tutti accettato.
La sollecitudine con cui egli approntò la prima edizione del TR fu veramente provvidenziale se si pensa che appena un anno dopo, nel 1517, ebbe inizio la Riforma. Il TR preparato da Erasmo fece da base per la traduzione di Lutero del NT, pubblicata nel 1522. Tutti riconobbero come un provvidenziale intervento di Dio l'aver preservato e protetto questo testo in Oriente, per farlo poi arrivare integro in Occidente.
Dal tempo della Riforma sino alla fine del XVIII secolo, tutte le traduzioni protestanti della Bibbia, quali ad esempio la Bibbia di Lutero, la Bibbia di Re Giacomo (King James Version), la Bibbia di Diodati, si basarono, per quanto riguardava il NT, sul Textus Receptus.
La critica del testo:
Fra i primi a mettere in dubbio l'affidabilità del TR ci furono i Gesuiti ed altri teologi cattolici. Essi si proponevano di affossare il principio, messo in luce dalla Riforma, della sola autorità della Scrittura. Nello stesso tempo si intendeva difendere il primato della Volgata, traduzione ufficiale della Chiesa Romana, nei confronti del testo greco. La Volgata, infatti, si differenzia in alcuni punti dal testo bizantino e contiene le varianti care alla critica testuale.
La critica del testo fece la sua comparsa nelle chiese e fra i teologi nel XIX secolo. Essa pretendeva di ricostruire un migliore testo di base, più conforme al testo originale, attraverso l'esame dei singoli manoscritti e con criteri scientifici. Essa doveva servire a dimostrare come la sola Scrittura non possa essere l'unica fonte sicura della Rivelazione. I Cristiani hanno bisogno del Magistero e della Tradizione della Chiesa Cattolica se vogliono conoscere ciò che Dio ha rivelato.
In un'epoca in cui la scienza e la teologia subirono l’influsso crescente dell'Illuminismo, del Razionalismo e della crescente incredulità, critici testuali tra i quali Westcott e Hort pensarono di ricostruire, attraverso l'accostamento di diversi manoscritti più antichi, quello che secondo loro doveva essere il testo originale del NT. Per essi il TR era un testo corrotto, venuto fuori da una tardiva redazione. Ad esso contrapposero un numero esiguo di antichi mss. della tradizione alessandrina, cioè di Alessandria d'Egitto, primi fra tutti il Codex Sinaiticus (Codice A) e il Codex Vaticanus (Codice B), ambedue del IV secolo, ritenendo che essi fossero le uniche copie fedeli dei testi originali. Tali mss. omettevano molte delle parole o interi passi contenuti nel 90% dei mss., ne sostituivano altre con oscure varianti, presentavano numerose contraddizioni ed errori di grammatica.
Quasi tutti i rappresentanti della critica testuale sostengono che questi vecchi mss. sono i più vicini agli originali per fedeltà al testo, quantunque essi si trovano molto spesso in contrasto col TR, contengano frequenti errori di copiatura ma, ciò che è peggio, essi si degradano contraddicendosi ripetutamente a vicenda. Lo studioso Herman Hoskier constatò che il Sinaitico e il Vaticano si contraddicono nei vangeli in 3036 punti! Ciò corrisponderebbe a 30 contraddizioni per pagina in una normale Bibbia! Ricordiamo ciò che dice la Parola: “Molti deponevano il falso contro di lui; ma le testimonianze non erano concordi” (Mc 14:56).
La caratteristica biblica di una vera testimonianza è data invece da diversi testimoni che attestano la stessa cosa. Ciò si riscontra non nei mss. egiziani ma nei circa 2500 mss. minuscoli o corsivi e i numerosi onciali (a partire dal V sec.) del MT.
Per i critici il TR era inaffidabile in quanto contenuto solo in tardivi mss. Che i più antichi mss. del NT siano anche i più affidabili, sembra a prima vista un fatto logico. Bisogna considerare però che le pergamene, nel clima caldo umido del Mediterraneo, avevano normalmente una durata di 150-200 anni, e dovevano quindi essere sostituite da nuove copie. Pertanto le testimonianze più antiche del MT vanno dal VIII al XV secolo.
Ci sono però anche mss. del V e del VI secolo a testimonianza del MT, e proprio nei più antichi mss. su papiro si trovano tipiche forme del testo bizantino. Il clima caldo asciutto egiziano permise invece la sopravvivenza di alcuni mss. molto antichi i quali, anche a motivo dei molti errori e delle falsificazioni eretiche, non erano più stati usati, ed anche questo ne aveva favorito la conservazione.
La loro antichità perciò non è affatto una garanzia di fedeltà agli originali e già nel XIX secolo essi vennero contestati e respinti da eminenti studiosi e conoscitori della storia dei testi della Bibbia, quali per esempio John W. Burgon e Frederick H. A. Scrivener. Questi hanno dimostrato come nei primi secoli la trasmissione dei testi non avvenisse dappertutto con la medesima scrupolosità e fedeltà. Presso i copisti bizantini essa era molto accurata, ma non si può dire lo stesso di quelli alessandrini. Proprio i mss. molto antichi, quelli alessandrini, si presentano come opera di copisti negligenti nel loro lavoro e artefici di arbitrarie modifiche. Vi si riscontrano infatti errori di copiatura o addirittura evidenti mutilazioni del testo, talvolta varianti influenzate da dottrine eretiche.
A partire specialmente dal II secolo e fino al IV secolo, nella Chiesa s’infiltrarono numerose eresie. Esse riguardavano la persona di Cristo ed altre fondamentali dottrine. Si scrissero vangeli ed epistole apocrifi. Inoltre, ciò che è più grave, proprio in Alessandria e in tutto l’Egitto erano attivi molti eretici, nemici della fede biblica, impregnati di gnosticismo, arianesimo e influenzati dalla filosofia greca. Da queste zone provengono i mss. della critica testuale, il Sinaitico e il Vaticano, come pure i mss. su papiro; una regione lontana dal luogo in cui erano stati redatti gli originali del NT, cosicché i copisti difficilmente potevano mettere a confronto le loro copie con gli originali, e i lettori, da parte loro, non potevano accorgersi delle varianti. Ciò risultava invece più facile in Grecia e nell’Asia Minore, ove si trovavano le comunità di origine apostolica.
Gli gnostici non consideravano sacri e intoccabili gli scritti del NT e all’occorrenza se ne servivano a proprio arbitrio. Pertanto i papiri e gli onciali alessandrini (mss. redatti in lettere maiuscole greche) rivelano grande libertà nella trascrizione della Parola di Dio. Kurt e Barbara Aland scrivono con disinvoltura che molti papiri offrono un testo “libero”, vale a dire una ricopiatura sotto diversi aspetti diversa dall’originale. Il copista della tradizione alessandrina, ci fanno sapere i due critici, si riteneva “libero di apportare le modifiche al testo, allo stile o alla grammatica, che egli riteneva giuste. Ciò soprattutto nei primi secoli, quando i testi non godevano ancora della dignità canonica che ebbero in seguito (!), e ancora di più agli inizi, quando un cristiano sapeva di essere in possesso dello Spirito Santo (!!)”.
Oggi proprio la loro edizione, l'edizione “Nestle-Aland” del NT in lingua greca, è il testo standard seguito dai teologi, dai traduttori e revisori della Bibbia, dalle Società Bibliche nonché dagli istituti biblici.
Così si ebbero due linee di trasmissione del testo: da un lato, i mss. copiati da credenti rispettosi della Parola e quindi fedeli agli originali ispirati. Dall’altro quelli contrassegnati da una stesura trascurata, arbitraria ed in parte intenzionalmente falsificata. Pertanto è importante conoscere la linea di trasmissione sulla quale si basano il MT e il TR da un lato, e dall’altro lato i testi privilegiati dai critici, i cosiddetti manoscritti più antichi.
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I seguaci della critica del testo contrapposero così al TR un’edizione critica del NT greco contenente numerose omissioni e variazioni rispetto al testo in uso da secoli. Questa edizione è diventata il testo standard seguito dai teologi, dai traduttori e revisori della Bibbia, dalle Società Bibliche nonché dagli istituti biblici. A poco a poco le trasformazioni introdotte dalla critica del testo sono penetrate nelle varie edizioni della Bibbia.
Con la pubblicazione della English Revised Version del 1881, che doveva sostituire l’Authorized Version (Bibbia di Re Giacomo) del 1611, per la prima volta venne messo a base di una grande traduzione della Bibbia un testo greco redatto secondo i princìpi della critica testuale. In Italia, nel 1916, Giovanni Luzzi revisionò con gli stessi criteri la Bibbia di Giovanni Diodati, e si ebbe la Riveduta.
Il lettore della Bibbia può dunque disporre di due diverse specie di traduzioni del NT: quelle che fanno riferimento al testo greco della Riforma (TR) e quelle che si basano su un testo scientifico-critico, più corto e con diverse varianti (NA). Per la maggior parte dei lettori le differenze passano quasi inosservate. Ciò dipende in parte dal fatto che più dell’80% del testo neotestamentario non viene toccato dalle differenze.
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E’ necessario dunque che i credenti prendano decisamente posizione. Ne vanno di mezzo l’inviolabilità e la purezza della Parola di Dio. Possiamo tollerare più oltre che una scienza umana, la critica testuale, bistratti a proprio arbitrio la Parola ispirata?
Gli sforzi della critica mirano in fondo a degradare la Bibbia. Kurt e Barbara Aland lo scrivono apertamente: “Tutti gli sforzi intrapresi per sbarazzarci del predominio del Textus Receptus sono tanto più apprezzabili quando si tiene presente che si viveva in un’epoca in cui si credeva di possedere nel Nuovo Testamento l’infallibile parola, ispirata da Dio anche nei più piccoli particolari…”.
E' un fatto innegabile: il MT presenta una straordinaria uniformità, testimoniata da centinaia di mss. compilati in vari secoli e provenienti da varie zone della Cristianità. Westcott e Hort cercarono di spiegarlo supponendo che nel IV secolo fosse stata operata una supervisione ed una unificazione dei testi ad opera della Chiesa. A quel tempo diverse tradizioni più antiche sarebbero state armonizzate e limate per formare un nuovo testo unitario.
Si suppose anche che una redazione in sé tanto concorde, chiara e dottrinalmente sana quale era quella del TR, non potesse essere originale, bensì il risultato di un’accurata rielaborazione redazionale. Inoltre, si disse, un copista del NT avrebbe avuto piuttosto la tendenza a correggere qualche termine della Scrittura o a fare delle aggiunte esplicative. Pertanto i termini oscuri, difficili da comprendere, sarebbero appunto quelli originali.
Così si insinua che la Parola di Dio sarebbe stata in origine oscura e contraddittoria. Anche qui si palesa la radice dell’incredulità di fronte all’Ispirazione. Inoltre si trascura il fatto che per i veri credenti ogni parola del NT era ed è santa e intoccabile, e pertanto essi mai avrebbero osato aggiungervi o togliervi qualcosa (v. Ap 22:18-19 !).
Altrettanto arbitraria è la regola secondo cui, nel dubbio, la formulazione più breve è quella originale. In tal modo è data la preferenza ai testi alessandrini con le loro mutilazioni. Dove la Scrittura presenta due o tre testimonianze della medesima affermazione, conformemente al principio espresso in 2 Corinzi 13:1, i critici spiritualmente ciechi se ne escono col dire che la seconda e la terza testimonianza sono state aggiunte posteriormente per “armonizzare”. Dove il testo è completo e chiaro e quello alessandrino è accorciato e poco comprensibile, essi spiegano che le parole che chiariscono il significato devono essere state aggiunte più tardi. Sarebbe invece molto più logico ritenere che se tali parole si trovano in 99 testimoni e mancano in uno o due, è da questi che sono state tralasciate.
Ma tutto questo non ci meraviglia quando si sa che la scienza umana per principio nega l’esistenza e gli interventi di Dio e che deve escludere i dettami della fede dai suoi procedimenti per potersi presentare come scienza. I massimi rappresentanti della critica testuale sono per la maggior parte miscredenti che respingono l’Ispirazione e il carattere di divina Rivelazione delle Scritture.
Lo scopo dichiarato della critica razionalista è stato quello di demolire il TR come testo standard del NT, per metterne al suo posto un altro ottenuto con “metodo scientifico”. Intanto questo nuovo testo standard deve essere continuamente aggiornato, grazie a nuove teorie e criteri soggettivi, cosicché talvolta un’edizione contraddice quella precedente. Finora non è stato prodotto un testo critico sicuro.
Qualche lettore obietterà che in fondo non c'è nulla di grave: i passi cancellati non recano alcun pregiudizio alle dottrine della Scrittura, e se è stato tralasciato un versetto, se ne trovano altri analoghi.
Ma teniamo presente che la Parola di Dio è un tutto armonico, in cui ogni termine ha un suo significato. L'abolizione o il travisamento di una sola parola reca danno al tutto. E nelle Bibbie rivedute le parole cancellate o travisate sono migliaia!
Esempio:
Così aveva inizio il Vangelo di Marco nella Bibbia di Giovanni Diodati: “Il principio dell’evangelo di Gesù Cristo, il Figliuolo di Dio”, come pure nella Bibbia di Lutero e in tutte quelle della Riforma, e perfino nella nostra Riveduta (Luzzi).
Ma nella Nuova Riveduta la qualifica di Figlio di Dio attribuita a Gesù Cristo dallo Spirito Santo all’inizio del più antico dei vangeli è stata declassata e rinchiusa fra parentesi. Il lettore deve dubitare che sia ispirata perché “manca nei più antichi manoscritti”!
Se si consultano le diverse traduzioni della Bibbia in lingua tedesca, si nota come la dicitura “Figlio di Dio”, scomparsa dalle edizioni degli anni 50 e 60, ricompare in quelle degli anni 70 e 80.
Come si spiega? Per la 26a edizione del NA sono state riviste alla chetichella alcune delle più arbitrarie omissioni della 25a edizione, e quindi è stata riammessa la dicitura “il Figlio di Dio”. Tuttavia nella nostra Nuova Riveduta essa rimane confinata fra le mezze parentesi quadre; evidentemente gli esperti italiani non erano a conoscenza dell'avvenuto ripensamento.
E' solo un esempio delle “fluidità” e della relatività del testo base delle Bibbie moderne. Molte di esse riportano a piè di pagina la nota la quale avverte che un dato versetto manca nei più antichi mss. La Nuova Riveduta, come s'è visto, usa le mezze parentesi quadre per racchiudere passi o espressioni che non figurano nei manoscritti più antichi (dalla spiegazione dei segni, nell'introduzione). Con tali note o mezze parentesi si fomenta sistematicamente il dubbio sull'attendibilità della trasmissione del testo originale.
Quando vedo il versetto nelle mezze parentesi quadre o leggo che esso non si trova nei più antichi mss. (che poi si riducono al Vaticano, al Sinaitico e a 3 soli altri), mi devo domandare: Ma sono veramente parole di Gesù? Le devo prendere meno sul serio che non i versetti precedenti?
“Ha Dio veramente detto?”: è il principio diabolico della critica testuale che fa capolino.
E' vero che con le varie omissioni o alterazioni di parole e di versetti non viene intaccata alcuna verità fondamentale del NT; Satana non s'è potuto spingere a tanto. Pur tuttavia la testimonianza biblica su molte importanti dottrine ne risulta molto impoverita. Ciò vale specialmente per quanto concerne l'insegnamento della Scrittura su Gesù Cristo, la sua Figliolanza divina e la redenzione da Lui compiuta.
Il lavoro della critica del testo ha favorito errori quali l'Universalismo, L'Ecumenismo e l'Arianesimo attuale, quello dei Testimoni di Geova.
Satana, il nemico di Dio, odia la Parola di Dio e cerca di falsificarla e sottrarla ai credenti. Troviamo già nella Scrittura come egli seduce Eva con una distorta citazione della Parola di Dio (Ge 3:1). Egli tenta il Signore Gesù citando a sproposito la Scrittura. Gesù stesso ci insegna che Satana cerca di portare via la Parola seminata (Mc 4:15). Paolo afferma: “Noi non falsifichiamo la parola di Dio come molti altri” (2 Co 2:17). In 2 Corinzi 4:2 parla di nuovo di quelli che falsificano la Parola. Perciò Giuda ci esorta a “combattere strenuamente per la fede che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi” (Gd 3).
Un numero spaventosamente grande di varianti presenti nei mss. alessandrini concerne il Signore nostro Gesù Cristo. Ciò non meraviglia affatto se si tiene presente che proprio la sua Persona, nei primi secoli della Chiesa, fu il bersaglio degli attacchi dei nemici di Dio. Gli gnostici e gli ariani definivano il Signore Gesù “un dio”, creato fra le altre “emanazioni” della divinità. Che Dio potesse farsi uomo, “venire in carne”, era cosa inconcepibile per questi eretici. Per altri Egli era Figlio di Dio, nel senso che come uomo era stato “adottato” da Dio.
Queste prime eresie si riflettono nelle varianti dei manoscritti preferiti dalla critica testuale. Esse riguardano prima di tutto la deità di Gesù e la sua incarnazione, dottrine che in modo assoluto ripugnavano agli gnostici ed agli ariani.
Ora è risaputo che i mss. che diminuiscono la persona di Gesù eliminando i termini che ne attestano la divinità, sono i mss. alessandrini manipolati da Origene e da Clemente d’Alessandria.
Qualche esempio:
1. Le testimonianze bibliche su Gesù Cristo offuscate e indebolite.
a) Deità di Gesù Cristo.
1 Tm 3:16. Il TR ha, come ha tradotto Diodati: “Iddio è stato manifestato in carne”. Il testo critico NA ha invece, al posto di Dio, uno sfumato “Colui che” (v. Riveduta e Nuova Riveduta). Questa formulazione “critica”, sostenuta da una sparuta minoranza di mss. (NA cita 5 onciali – fra cui il Sinaitico – e pochi corsivi) lascia aperta la possibilità che in Cristo si sia manifestato un angelo o un altro essere spirituale creato, così come pretendevano gli gnostici ed altri eretici.
Difatti, per gli ariani dei nostri giorni, i Testimoni di Geova, “Colui che è stato manifestato in carne” (“Egli fu reso manifesto nella carne” – Traduzione del Nuovo Mondo delle S. Scritture) non è altri che l’arcangelo Michele.
Su 300 manoscritti greci che contengono 1 Tm 3:16, solo 5 di essi (del IX, XII e XIII sec.) omettono “Dio”. Degli scrittori antecedenti al V sec., l’eretico Origene è l’unico che omette “Dio”.
Nonostante questa schiacciante evidenza dei mss. greci che richiedono l’inclusione del nome “Dio”, la Riveduta e la Nuova Riveduta non indicano né in nota né in parentesi il testo integro col nome “Dio”. Chiaramente l’omissione operata prima dal Luzzi e poi dai nuovi revisori non è affatto fondata sull’evidenza dei mss. ma sulla revisione corrotta e arbitraria di Westcot e Hort del 1881.
Ap 1:11. L'affermazione di Gesù Cristo: “Io sono l'Alfa e l'Omega, il primo e l'ultimo, e ciò che tu vedi…” è stata mutilata. Si tratta di una chiara attestazione della deità del Signore Gesù, tanto più che essa ribadisce ciò che‚ detto al v.8, è riferito espressamente al Signore Dio. Riv. e N.Riv. si conformano pienamente.
Mc 1:1. “Principio dell'evangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio”. NA mette fra parentesi “il Figlio di Dio” (NA25 lo ometteva del tutto), sulla base del Sinaitico e di un altro onciale... come pure di Origene! La Riv. lo riportava con la nota a piè di pagina: “Alcuni antichi mss. omettono Figliuolo di Dio”. La N.Riv. lo riporta nelle mezze parentesi quadre.
Gv 6:69. TR: “E noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Questa importante testimonianza della divina figliolanza di Gesù Cristo, che si ricollega a quella precedente di Pietro in Mt 16:16, Mc 8:29 e Lc 9:20, viene soppiantata nel NA da: “…abbiamo conosciuto che tu sei il santo di Dio” (così in Riv. e N.Riv.), una affermazione che si confà alle eresie gnostiche e ariane. Base per una così audace manomissione di una essenziale asserzione cristologica sono soltanto 7 mss., fra i quali il P75, il Sinaitico e il Vaticano.
At 8:37. NA tralascia tutto il v., che si trova invece nel TR.: “Filippo disse: «Se tu credi con tutto il cuore, è possibile». L'eunuco rispose: «Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio»”. La Riv. ci fa sapere che esso manca nei mss. più antichi, mentre la N.Riv. lo mette nelle mezze parentesi quadre. Si tratta di una delle più importanti testimonianze della fede biblica nel Figlio di Dio. Gli gnostici alessandrini pensarono bene di ometterlo nei loro mss.!
b) Testimonianze sull'incarnazione del Figlio di Dio
At 2:30. TR: “…Dio gli aveva con giuramento promesso che dal frutto dei suoi lombi, secondo la carne, gli avrebbe suscitato il Cristo per farlo sedere sul suo trono…”. NA accorcia e trasforma questa importante testimonianza sull'incarnazione del Cristo, che contraddiceva le eresie degli gnostici, sulla base del Sinaitico, del Vaticano e di altri 4 mss. Riv. e N.Riv. si conformano senza note o mezze parentesi.
c) Testimonianze riguardanti la gloria e la suprema autorità di Gesù Cristo.
Ef 3:9. TR: “…il quale ha creato tutte le cose per mezzo di Gesù Cristo”. NA abolisce “per mezzo di Gesù Cristo”. Esempio: “Dio, il creatore di tutte le cose” (Riv. e N.Riv.).
Fl 4:13. TR: “Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica”. NA toglie “Cristo”, sulla base di Sinaitico, Vaticano, D e dello gnostico Clemente d'Alessandria. La Riv. aveva messo “Colui” al posto di “Cristo”; la N.Riv. idem, però con l'iniziale minuscola. Il pronome “colui” può riferirsi a Dio, escludendo Cristo.
Ga 3:17. TR: “…patto ratificato da Dio in Cristo”. NA cancella “in Cristo”. In Ga 6:15 è stato ugualmente cancellato “in Cristo Gesù”. In Ga 4:7 “per mezzo di Cristo” è diventato “per grazia di Dio”, oscurando in tal modo che noi siamo eredi solo per mezzo di Cristo. Le suddette manipolazioni si trovano in Sinaitico, Vaticano, due altri onciali e nelle citazioni negli scritti di Clemente d'Alessandria. Riv. e N.Riv. seguono fedelmente il NA.
Ro 14:10. NA trasforma “il tribunale di Cristo” nel “tribunale di Dio”, togliendo così a Cristo l'onore di essere giudice (cfr. 2 Co 5:10). Questa arbitraria trasformazione viene a trovarsi in contraddizione con quanto Gesù dice in Gv 5:22: “Poiché‚ il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio, affinché‚ tutti onorino il Figlio come onorano il Padre”. NA introduce questa variante sulla base di 7 onciali, contro la stragrande maggioranza dei mss.! Riv. e Nuova Riv. seguono NA.
Nei vangeli, spesso il nome “Gesù” è stato cancellato. Esempi: Mt 8:29; 13:51; Lc 10:41, ove Riv. e N.Riv. pongono “Signore” al posto di Gesù. Qui si evidenzia la separazione operata dagli gnostici fra l'uomo Gesù e l'essere angelico “Cristo” che solo occasionalmente si univano. La stessa dottrina si ritrova attualmente nella New Age.
d) La risurrezione e l'ascensione del Signore Gesù Cristo.
Questi due eventi sono oggetto delle manipolazioni scritturali degli eretici dei primi secoli. Da un lato perché la risurrezione di Cristo è il cuore dell'evangelo (1 Co 15 !), dall'altro perché essa contraddiceva l'eresia di un “Cristo-spirito” che, nel migliore dei casi, aveva assunto un corpo apparente e quindi non passibile di morte. Gli ariani non ammettevano l'ascensione. Con la svalutazione di Mc 16:9-20, che la critica testuale considera come un'aggiunta posteriore, quindi non autentica, è stata cancellata un'importante testimonianza della risurrezione del Signore. Inoltre sono venute a cadere altre principali dottrine, quali il mandato della predicazione dell'evangelo (v.15); la salvezza mediante la fede e la condanna per chi non crede; la dottrina dei carismi conferiti agli apostoli (17-18, 20); l'ascensione e la glorificazione del Signore alla destra di Dio (19). Questa, che è la più sfrontata e grave falsificazione della Bibbia, si fonda, per la critica del testo, sulla “scientificamente fondata” testimonianza di 3 (diconsi tre: Sinaitico, Vaticano e un solo corsivo!) fra 5400 mss. In più ci sono le testimonianze di Clemente d'Alessandria (gnostico), Origene (gnostico, discepolo di Clemente) ed Eusebio (ammiratore di Origene). Fra i testimoni contrari ci sono non soltanto il gran numero di mss. bizantini, ma anche 5 antichi onciali, come pure Ireneo (II sec.) e Tertulliano (III sec.) fra i “padri apostolici”. Effetti nelle Bibbie moderne: La Riv. fa sapere nella nota che “i due (!) più antichi mss. non contengono i vv. 9-20”; la N.Riv. pone in dubbio questo passo ispirato racchiudendolo fra le mezze parentesi quadre.
Con l'omissione di Mc 16:19 e di una parte di Lc 24:51, il tanto apprezzato Codice Sinaitico cancella dal NT due importanti, dirette testimonianze dell'ascensione del nostro Signore. La terza diretta testimonianza è in Atti 1:9-11. Qui troviamo di nuovo il malvagio intervento del Codice D che da At 1:11 toglie: “…è stato elevato in cielo…”. Se domani venissero scoperti alcuni antichi papiri gnostici che, come il Sinaitico e il Codice D, omettono tutti questi passi, potrebbe in futuro accadere che nelle Bibbie moderne, sulla base di mss. “antichi e prestigiosi” scomparirebbe l'ascensione al cielo del Signore Gesù Cristo!
L'ultima finezza della critica del testo è stata quella di cancellare dalla preghiera sacerdotale di Gesù le parole “perché vado al Padre” (Gv 16:16). La N.Riv. si è adeguata e le ha messe fra le solite mezze parentesi quadre. La Bibbia ecumenica TILC le ha omesse del tutto.
2. Si offuscano le testimonianze sulla redenzione e sulla salvezza per fede.
Cl 1:14. NA ha tolto “mediante il suo sangue” (“nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue”). Idem Riv. e N.Riv., senza alcuna spiegazione.
Gv 6:47. Dall'affermazione di Gesù: «In verità, in verità vi dico: “Chi crede in me ha vita eterna”». NA ha tolto il decisivo “in me”. Riv. e N.Riv. si sono adeguate. Lo stesso avviene per Mc 9:42: “E chiunque scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me…”. NA pone “in me” fra parentesi come probabilmente non originale (su testimonianza del Sinaitico e di un altro onciale).
La fede in Gesù Cristo è dunque soppiantata da un generico credere, che va bene per ogni religione. Riv. e N.Riv. omettono del tutto “in me”. Alcune Bibbie tedesche moderne l'avevano omesso nelle prime edizioni, ma l'hanno aggiunto in quelle più recenti. La New International Version (Ed.1987) lo riporta normalmente nel testo.
1 Pi 4:1. “Poiché‚ Cristo ha sofferto per noi nella carne…”. Anche in questo versetto il “per noi” è stato cancellato dal NA sulla base del P52, del Vaticano e di altri 4 mss., contro l'unanime testimonianza di tutti gli altri. Riv., N.Riv. e naturalmente tutte le traduzioni ecumeniche, l'hanno cancellato.
3. Impoverimento delle istruzioni riguardanti la vita cristiana.
Mc 2:17. Il TR ha: “...io non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori a ravvedimento”. NA cancella “a ravvedimento” (seguito da Riv. e N.Riv.). Lo stesso succede con Mt 9:13 cosicché, di tre passi paralleli, due non concordano più con la testimonianza di Lc 5:32, che viene a trovarsi isolata, un accorciamento dell'evangelo che va incontro allo spirito del nostro tempo.
Mc 10:21. NA abbrevia l'ultima parte dell'esortazione al giovane ricco: “Vieni, prendi la tua croce e seguimi”. L'omissione del “prendi la tua croce” è nel Sinaitico, nel Vaticano, in altri 8 mss. e negli scritti dello gnostico Clemente d'Alessandria. L'abbreviazione, anch'essa adatta allo spirito del nostro tempo, la ritroviamo nella Riv. e nella N.Riv.
Eb 10:34. TR: “...sapendo di avere per voi dei beni migliori e permanenti nei cieli”. NA ha cancellato “nei cieli”, sulla base di Sinaitico, Codice D, 5 altri mss. e Clemente d'Alessandria. Riv. e N.Riv. si sono conformate. Un dannoso impoverimento di una preziosa promessa!
1 Gv 4:19. In questo v. troviamo una piccola ma grave omissione dei copisti alessandrini, che hanno tralasciato il pronome “lo”. Mentre il TR dice: “Noi lo amiamo perché‚ egli ci ha amati per primo”, le moderne Bibbie dicono: “Noi amiamo perché‚ ...”. La base scientifica per questa cancellatura è fornita dall'Alessandrino, dal Vaticano e da 4 corsivi! Chi ha osato sottrarci l'oggetto del nostro amore essendo stato Egli il primo ad amarci? Ma anche questo diabolico intervento è stato fatto proprio dalle Bibbie moderne, comprese le nostre Riv. e N.Riv.
I manoscritti alessandrini sono anche responsabili di una grave manomissione a danno della preghiera del Signore ( il noto “Padre nostro”), quale ci è riportato da Mt 6:9-13 e da Lc 11:2-4.
Questo modello di preghiera, dato in due diverse circostanze, è palesemente simile nei due vangeli. In Mt 6:13, sulla base di una sparuta minoranza di mss., fra i quali il Sinaitico, il Vaticano e il Codice D, NA omette la conclusione : “Poiché tuo è il regno, la potenza e la gloria in eterno! Amen.” Una omissione che non si giustifica, tenuto conto della stragrande maggioranza dei mss. che la riportano.
Ma in Lc 11:2-4, la manomissione va ben oltre. Il TR ha: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà sulla terra, come in cielo. Dacci di giorno in giorno il nostro pane necessario. E perdona i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore; e non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno!”
I mss. gnostici e NA ne hanno fatto:
“Padre, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano; e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore; e non ci esporre alla tentazione” (così è nella N.Riv.).
Queste falsificazioni del vangelo di Luca, dovute principalmente a Marcione, sono uno scandalo, e palesano l’interesse del criticismo testuale per le eresie gnostiche. La formulazione in Luca è stata accorciata sulla base di 5 mss. (fra i quali il P75 e i soliti Sinaitico e Vaticano) come pure per la testimonianza dello gnostico Origene e dell’eretico Marcione!
Il TR qui invece gode della testimonianza non solo della maggioranza dei mss. ma anche, fra gli altri, di 6 antichi onciali.
1 Co 11:24. Nel TR è scritto: “Prendete, mangiate; questo è il mio corpo che è spezzato per voi…”. NA così ha mutilato il versetto: “Questo è il mio corpo che è dato per voi…”.
L’omissione del comando del Signore (cfr. Mt 26:29), come pure della menzione che il suo corpo sarebbe stato spezzato per noi, si deve alla testimonianza di pochi mss. (per l’omissione di “spezzato” NA ne cita 8, fra cui il P46, il Sinaitico e il Vaticano).
Nella formulazione del TR appare evidente che la Cena del Signore è un memoriale e che il pane simboleggia il corpo del Signore spezzato sulla croce.
Nella formulazione alessandrina invece è favorito il misticismo sacramentale cattolico. La Riv. e la N.Riv. restano fedeli al NA.
4. Omissione di importanti avvertimenti contro l'errore.
1 Gv 4:3. Il v. fornisce, secondo il TR, un criterio importante per individuare l'errore: “E ogni spirito che non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, non è da Dio”. In questa forma, la frase concorda col v.2 , fornendo un chiaro avvertimento contro le eresie gnostiche. NA ha ridotto così il v.: “...e ogni spirito che non riconosce pubblicamente Gesù, non è da Dio” (trad. della N.Riv.). Così il v.3 non si collega più al v.2 ed assume un altro significato. Questa grave alterazione del testo è assunta da NA con l'avallo di due soli onciali (Vaticano e Alessandrino) e pochi corsivi – contro la schiacciante maggioranza di tutti gli altri mss. – fra i quali persino il Sinaitico (!), e un altro onciale. Riv. e N.Riv. seguono NA.
5. Cancellature a sostegno dell'universalismo e di altre eresie.
Mc 9:44 e 46. NA cancella dalla Bibbia due interi versetti, i quali ribadiscono la serietà della perdizione eterna: “...dove il loro verme non muore e il fuoco non si spegne”. Questi vv. sono importanti perché mostrano che cosa Dio intende per perdizione eterna: qualcosa che non avrà mai fine. Se nel passo, di tre analoghe affermazioni, se ne cancellano due, si ottiene un impoverimento della Parola di Dio, secondo la regola dei “due o tre testimoni”. La Riv. li riporta corredandoli della nota che li dichiara dubbi. La N.Riv. li inserisce fra le mezze parentesi quadre.
2 Pi 2:17. Il TR dice: “...ai quali è riservata la caligine delle tenebre infernali per sempre”. NA ha cancellato “per sempre”, annullando così un'altra testimonianza biblica sulla perdizione eterna, sulla base del P72, del Sinaitico, del Vaticano e di 3 altri mss.. Riv. e N.Riv. hanno ugualmente cancellato.
1 Gv 3:5. TR: “...egli è stato manifestato per togliere via i nostri peccati”. NA ha cancellato “nostri” e ne ha fatto: “per togliere i peccati”, sulla testimonianza di 3 soli onciali (fra i quali il B) e pochi corsivi. Questa variante dà il suo appoggio all'eresia, secondo la quale il Cristo salverebbe tutti i peccatori, e non soltanto quelli che credono in Lui.
Ap 21:24. TR: “E le nazioni di quelli che si sono salvati cammineranno alla sua luce...” NA toglie la restrizione (“quelli che si sono salvati”), lasciando intendere che tutti saranno salvati. Riv. e N.Riv. si conformano a NA. Il v. così mutilato si confà all'universalismo ecumenico.
Ef 3:14. “Per queste ragioni io piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signor nostro Gesù Cristo...”. NA, seguito da Riv. e N.Riv. abbrevia il v. cancellando “del Signor nostro Gesù Cristo”, dandoci così un'affermazione che ogni indù o seguace della New Age potrebbe sottoscrivere. Testimoni: il Sinaitico, il Vaticano e 10 altri mss., contro la stragrande maggioranza degli altri.
Ef 4:6. Qui abbiamo in NA una falsificazione peggiore della precedente: “L'unico Dio che è... in voi tutti”, come dice il TR, è diventato in NA “Dio… che è in tutti”. Testimoni, fra gli altri, il P46, il Sinaitico e il Vaticano. Questo pagano-filosofico “in tutti” è stato ripreso dalla Riv. e dalla N.Riv.
Ap 22:21. L'ultimo v. del NT e di tutta la Bibbia è nel TR : “La grazia del Signore Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen”. NA (seguito da Riv. e N.Riv.) ne fa: “La grazia del Signore Gesù sia con tutti”. Così la dottrina biblica viene annacquata e ridotta ad una “grazia” che abbraccia tutti, proprio come piace ai contemporanei ecumenisti e universalisti.
6. Varianti a favore delle dottrine e della prassi della Chiesa Romana.
Mt 1:25. Il TR ha: “...finché‚ ella non ebbe partorito il suo figlio primogenito”. NA cancella “primogenito”, favorendo in tal modo il dogma cattolico della perpetua verginità di Maria. Riv. e N.Riv. ci fanno sapere nella nota a piè di pagina che «alcuni mss. leggono “il suo figlio primogenito”».
At 8:37. “Filippo disse: «Se tu credi con tutto il cuore, è possibile». L'eunuco rispose: «Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio»”. Questa importante testimonianza sul battesimo cristiano manca in molte Bibbie moderne. La Riv. riporta il v. nella nota a piè di pagina; la N.Riv. lo racchiude fra le mezze parentesi per farci sapere che non è originale. L'omissione o la messa in dubbio di queste parole ispirate, le quali sottolineano la necessità della professione di fede da parte del battezzando, va a tutto vantaggio della dottrina sacramentale romana dell'effetto “ex opere operato”, cioè della validità del battesimo indipendentemente dalla fede di chi lo riceve, come nel caso dei bambini.
Gv 12:47. TR: “Se uno ode le mie parole e non crede...”. NA: “Se uno ode le mie parole e non le osserva...” (così hanno tradotto Riv. e N.Riv.). In tal modo la salvezza dal giudizio non dipende dal credere ma dall'osservare, dal mettere in pratica le parole, cioè dalle opere, esattamente come insegna la Chiesa Romana. Invece, da tutto il contesto del capitolo a partire dal v.36, si evince che è la fede che salva!
Ro 11:6. TR: “E se è per grazia, non è più per opere, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia; ma se è per opere, non è più grazia, altrimenti l'opera non sarebbe più opera”. NA (seguito da Riv. e N.Riv.) ha cancellato la seconda parte del v., e con essa la ribadita compromettente condanna della giustizia ottenuta mediante le opere.
Mc 1:2. TR: “Come sta scritto nei profeti...”. NA: “Come sta scritto nel profeta Isaia...”. Seguono una citazione da Malachia 3:1 e un'altra da Isaia 40:3. L'alterazione arbitraria introdotta dal NA farebbe supporre che Marco non conoscesse la Scrittura introducendo un errore nella Parola ispirata, sulla testimonianza di 4 soli onciali (fra i quali gli immancabili Sinaitico e Vaticano) e 4 corsivi. L'erronea trascrizione del testo di Marco la ritroviamo nella Riv. e nella N.Riv.
Mt 26:28. TR: “...questo è il mio sangue del nuovo patto...”. NA: “...questo è il mio sangue, il sangue del patto...” (così traducono Riv. e N.Riv.). Stando al NA, era Gesù a non sapere che il suo era il nuovo patto, o Matteo non conosceva Gr 31:31?
At 7:30. La stragrande maggioranza dei mss. ci testimonia che non fu “un angelo” che apparve a Mosè, bensì “l'angelo del Signore”. Una piccola minoranza di mss. (NA ne cita 7, fra i quali il P74 e i soliti Sinaitico e Vaticano) attesta che si trattò di un qualsiasi angelo creato da Dio (vedi Riv. e N.Riv.).
Quale delle due varianti è quella giusta? Es 3:2 ce lo dice chiaramente: “L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco...”. Al v.4 è detto che si trattava di Dio stesso. Allora l'ebreo Stefano non conosceva le Scritture, tanto da sbagliarsi così grossolanamente? Non è questo un indurre a dubitare dell'ispirazione e della coerenza insita nelle Scritture? La Riv. e la N.Riv. leggono: “Trascorsi quarant'anni, un angelo gli apparve...”.
Ap 8:13. TR: “Udii un angelo che… diceva a gran voce...”. Per NA (e quindi per le nostre Riv. e N.Riv.) l'angelo è diventato “un'aquila… che diceva a gran voce...”. Quando Dio si è servito delle aquile per comunicare i suoi messaggi?!
8. Altre dannose manomissioni.
I mss. gnostici egiziani presentano una tendenza ascetico-monastica, caratterizzata da una certa durezza e mancanza di misericordia. Pertanto in essi si trovano varianti che limitano l'amore e la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo. La manipolazione più notevole in questo senso è l'episodio di Gesù con l'adultera in Gv 7:53-8:11. Questo passo, che magnifica la misericordia del Signore nostro e la sua grazia nel perdonare i peccati, viene omesso dai mss. gnostici alessandrini (P66, P75, Sinaitico, Vaticano e 15 altri, come pure dagli ascetici Origene e Tertulliano). Si suppone anche che alcuni “padri della Chiesa” classificassero l'episodio come pericoloso per la morale cattolica.
Questo grave intervento nel testo del NT, insieme all'omissione di Mc 16:9-20, si è ripercosso nelle Bibbie moderne: la Riv., con una nota a piè di pagina, fa dubitare della sua autenticità, mentre la N.Riv. inserisce l'episodio fra le mezze parentesi quadre.
Un'altra seria manomissione è stata operata a danno delle parole del Signore in Lc 23:34: «Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!”». Questa preziosa testimonianza della misericordia del Signore Gesù Cristo, da NA è qualificata come inserimento tardivo nel testo. Questa asserzione “scientificamente sicura” si basa sul P75, sul Sinaitico (dopo la prima revisione, ma in origine vi era contenuto!) sul Vaticano, sul D e 4 altri, contro la stragrande maggioranza degli altri, fra i quali il Sinaitico prima della revisione. La responsabilità dell'omissione è da attribuire presumibilmente all'ostilità di molti eretici nei riguardi del popolo d'Israele (antisemitismo ante litteram!). La preghiera di Gesù riguardava anche i Giudei i quali, secondo questi eretici, erano per sempre rigettati e condannati. Alcune versioni, come per esempio la Riv., non hanno osato tralasciare questo v.; la N.Riv. l'ha messo fra le mezze parentesi.
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Cosa è stato detto?
In merito ai cambiamenti apportati al TR dalla critica testuale, ecco quanto scrive Hort stesso, uno degli autori dell'edizione Nestle-Aland:
“Non penso che l’importanza delle variazioni sia generalmente compresa. E’ del tutto impossibile giudicare il valore di quelle che sembrano variazioni insignificanti, semplicemente leggendole una dopo l’altra. Prese nell’insieme esse hanno importanti implicazioni, che pochi sulle prime immaginerebbero … La differenza, ad esempio, di una tela di Raffaello e di una scadente sua copia è costituita da un numero di banali differenze … E’, si può a stento dubitarne, l’inizio di una nuova era nella storia della Chiesa. Finora gli adirati obiettori hanno avuto ragione di stupirsi”.
Gli studiosi contemporanei di Westcott e Hort opposero una decisa reazione alla loro revisione del Testo greco del NT e lo qualificarono:
“Troppo radicale e rivoluzionario”, “si scosta il più lontano possibile dal Textus Receptus”, “un violento balzo indietro dal testo tradizionale”, “la più degenerata redazione del Testo greco originale”, “un NT greco seriamente mutilato e per altri aspetti grossolanamente corrotto”.
A questo punto è d’obbligo una testimonianza che ci viene dai cattolici stessi, nella prefazione al Nuovo Testo Greco e Italiano, a cura di A. Merk e G. Barbaglio, Ediz. Dehoniane:
“… fedeli alla regola della doverosa preferenza da accordare alla lezione più breve, (Westcott e Hort ) non solo quasi sempre seguono il testo più conciso del codice Vaticano, ma anche recepiscono il più delle volte il codice Beza (D), quando presenta una lezione più breve … In questo ci sembra che abbiano deviato dalla retta via. Infatti il principio della lezione più breve, benché in sé considerato appaia sano, quando viene applicato ai nostri codici ammette molte eccezioni, anzi non pochi copisti sono più proclivi all’omissione dei testi che alla loro aggiunta. Basta guardare al codice Sinaitico, corrotto da così numerose omissioni che la sua testimonianza a questo proposito è quasi del tutto priva di ogni autorità … ; né diversa valutazione si deve dare circa i codici del II sec. recentemente rinvenuti, lo stesso codice di Beza e i codici affini”.
Come si è giunti a tanto?
La Chiesa Cattolica è sempre stata nemica del “Majority text”, poi chiamato “Textus Receptus” per il Nuovo Testamento, e del “Testo masoretico” per l’Antico Testamento, ed ha invece preferito la “Vulgata” e la traduzione dei Settanta.
Per combattere il TR, nel 1609, la Chiesa Cattolica preparò una nuova versione, la Douay, che è una cattiva traduzione della Vulgata, ed ancora più corrotta di essa.
Ma il Vaticano mirava ancor più lontano, e cioè a far infiltrare i testi corrotti anche in seno ai Protestanti e agli Evangelici.
Così le porte della Biblioteca Vaticana furono aperte anche a Westcott e Hort, il cui spirito era già in sintonia con le dottrine e le pratiche cattoliche; e fu messo a loro disposizione il Codice Vaticano (B) , che è uno dei codici più corrotti.
In seguito Westcott e Hort modificarono il testo del NT (il TR), che per tanti secoli era stato il testo ufficiale della Cristianità, mettendo in circolazione anche tra i Protestanti e gli Evangelici un nuovo testo greco corrotto, deturpato, sfigurato e decurtato, che sotto tanti aspetti si conformava al Codice Vaticano e alle Bibbie Cattoliche.
Il risultato di tutto questo è stato tragico, perché ormai tutte le Società Bibliche, ad eccezione della Trinitarian Bible Society, hanno adottato questo testo greco corrotto e mutilato; inoltre quelle poche versioni (come la K.J.V., la Diodati e la Nuova Diodati) che stanno ancorate al TR sono combattute e fatte oggetto di discredito.
Ovviamente tutto questo ha avuto un suo tempo di incubazione e preparazione, e il nemico ha saputo ben preparare e guidare i suoi ministri in quest’opera di inganno e di menzogna.
Recentemente però la Società Biblica di Ginevra, che in Italia ci ha dato la Nuova Riveduta, ha ripubblicato in Germania il NT “F.E. Schlachter Version 2000” rivisto e integrato totalmente sul TR. Un ripensamento?
Westcott e Hort si impegnarono a fondo nel campo dell’occulto e dello spiritismo, fondarono club e società segrete e portarono avanti esperienze in questi campi per tutta la loro vita.
Westcott, Hort e Benson nel 1851 diedero inizio a un nuovo club, The Ghost Club o Ghostly Guild. In riferimento a questo club Hort scrive: “Westcott, Ghorham, … Benson … ecc. ed io abbiamo dato inizio ad una società per l’investigazione degli spiriti e di tutti i fenomeni ed effetti soprannaturali …”.
Il lavoro compiuto da Westcott e Hort sul nuovo testo greco (che venne ultimato nel 1881) ebbe inizio nel 1851, lo stesso anno in cui essi diedero inizio al Ghostly Guild. Così, per tutti gli anni in cui lavorarono sul nuovo testo greco, essi portarono avanti intense esperienze e acquisirono conoscenze nel campo dell’occulto e dello spiritismo.
Lo Spirito Santo aveva fatto sapere subito e per tempo al suo popolo e alla sua Chiesa quali erano i libri ispirati tanto dell’Antico come del Nuovo Testamento. Ma la Chiesa Cattolica, guidata da un altro spirito, giunse a stabilire ufficialmente il canone completo dei libri ispirati dell’AT solo nel 1546 col Concilio di Trento.
Lo stesso vale per il testo ispirato del NT. Doveva Dio aspettare quasi 1900 anni prima di farlo conoscere alla sua Chiesa?
Questa purtroppo è la posizione ufficiale delle Assemblee di Dio in Italia. Gli autori de “II Libro dei libri”, ADI-Media, 1993, sostengono infatti che Dio non è riuscito a dare alla sua Chiesa il testo integrale ispirato (“il vero testo originale”) delle Scritture, se non alla fine del 1800, ed esattamente nel 1881, quando Wescott e Hort pubblicarono il “nuovo testo critico” in greco, che è il testo seguito dalla Versione Riveduta Luzzi e dalla Nuova Riveduta.
Gli autori del suddetto libro, pubblicato da ADI-Media, affermano:
“Nell'epoca in cui viveva (1607), il Diodati aveva a disposizione pochi manoscritti biblici, già adottati dagli studiosi del XVI secolo, come il “TEXTUS RECEPTUS” (Testo Ricevuto), ma da allora fino ai giorni nostri, con l'enorme sviluppo della ricerca archeologica, sono stati rinvenuti migliaia di manoscritti tra cui oltre cinquanta “onciali”, e quindi si è potuto riportare alla luce il vero testo originale”.
Ovviamente tutto questo è assurdo, blasfemo ed inaccettabile, perché lungo i secoli Dio ha per certo preservato la sua santa Parola da ogni errore e corruzione, e non ha lasciato la sua Chiesa senza una copia genuina ed autentica di essa.
Il vero responsabile della manomissione del “testo originale ispirato” è stato il liberalismo, emerso con forza nel sec. XIX. Questo movimento (che è entrato anche nelle Chiese Evangeliche) ha intaccato il processo di preservazione e di fedele trasmissione delle Scritture, ed ha portato all'elaborazione e alla diffusione di un nuovo testo (per il NT), manomesso, decurtato e corrotto, che spesso tralascia importanti riferimenti alla divinità di Cristo e al sangue di Gesù.
Inoltre i responsabili delle Assemblee di Dio in Italia ignorano volutamente il fatto che la maggior parte dei manoscritti usati per le Bibbie rivedute sono stati presi da un testo “alessandrino” decurtato e corrotto, che per tanti secoli non era mai stato usato nella Chiesa cristiana, proprio perché corrotto.
Lo Spirito Santo esorta i credenti “a combattere strenuamente per la fede che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi” (Giuda 3). Per questa ragione ogni credente dovrebbe impegnarsi personalmente a difendere strenuamente il deposito della fede, che è la Parola di Dio scritta, e dovrebbe opporsi con sdegno ad ogni tentativo che mira a decurtare, corrompere o modificare il testo delle Sacre Scritture.
Gesù ha detto: “Guardate che nessuno vi seduca!” (Mt 24:4).
Questo scritto s'è proposto lo scopo di stimolare a chiedersi se non sia il caso di ritornare al testo della Riforma, aggiornandolo per quanto riguarda la forma letteraria, ma lasciando intatti tutti i singoli termini e il loro esatto significato.