L’autore ha letto per intero il Nuovo Testamento con l’obiettivo preciso di trovare tutti i passi biblici che insegnano che la seconda venuta di Cristo avverrà in due fasi. Sono arrivato alla stessa conclusione di Oswald J. Smith: “Possiamo cercare in tutti gli scritti del Nuovo Testamento e non troveremo alcuna indicazione delle “due fasi” della venuta del Signore… Nessun versetto della Bibbia ne parla”.
Questo fatto è ben noto a personaggi provenienti da diverse denominazioni evangeliche. Il famoso espositore biblico G. Campbell Morgan disse: “L’idea di una seconda venuta di Cristo separata e segreta è… senza alcun fondamento biblico”. Si consideri anche la dichiarazione di Pat Robertson: “Nel caso che la tribolazione fosse un evento futuro di persecuzione mondiale, allora devo dire che i credenti la sperimenteranno. Nella Bibbia io non trovo l’insegnamento che i credenti saranno ‘rapiti’ prima della tribolazione… La Bibbia parla di due venute di Gesù: la prima alla sua nascita, la seconda al suo ritorno in trionfo. Non esiste una terza venuta per un rapimento segreto”.
Persino alcuni che credono nel rapimento preribolazione a volte hanno ammesso che non esistono basi bibliche per essa. Charles Fuller, (convinto sostenitore del rapimento segreto) ebbe a dire alla radio: “Non esiste nessun versetto in tutto il Nuovo Testamento che insegni il rapimento della chiesa prima della tribolazione, ma io lo credo lo stesso”. Pur apprezzando alcuni esponenti del pensiero premillenialista e pretribolazionista, non si può che rimanere perplessi da una simile affermazione. Quanta importanza può avere una qualsiasi dottrina, se “nessun versetto” della Bibbia la insegna?
La Chiesa nell’Apocalisse
Benché la dottrina delle due fasi del ritorno di Cristo non sia insegnata nella Bibbia, i credenti che la accettano pensano che essa sia giustificata dall’evidenza indiretta di alcuni “passi fondamentali” che adesso considereremo. Innanzitutto Apocalisse 4:1: “Dopo queste cose vidi una porta aperta nel cielo, e la prima voce, che mi aveva già parlato come uno squillo di tromba, mi disse: Sali quassù e ti mostrerò le cose che devono avvenire in seguito."
Scofield dice: “Questa chiamata sembra chiaramente indicare l’adempimento di 1 Tessalonicesi 4:14-17 (il rapimento). La parola ‘chiesa’ non riappare nell’Apocalisse finché tutto sia adempiuto”. E De Hann, il noto oratore radiofonico, facendogli eco, afferma: “Benché questo sia soltanto un breve passo dell’Apocalisse, esso ci presenta le figure più chiare del rapimento della chiesa”.
Il punto di vista sostenuto dal Dispensazionalismo è che, considerata l’assenza della parola “chiesa” nei capitoli 4 a 18 dell’apocalisse, ne consegue che la chiesa stessa non sarà presente sulla terra in quel periodo. Essa tornerebbe sulla scena al capitolo 19 dove sono narrati il banchetto dell’Agnello e il ritorno glorioso di Cristo come Re dei re. Ma se si deduce che la chiesa è assente perché la parola “chiesa” non viene menzionata nei capitoli 4 a 18, sarebbe logico affermare che essa è assente anche nei capitoli 19 e 20 e 21! Infatti solo nei commenti finali dell’ultimo capitolo troviamo queste parole: “Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese”. (Apocalisse 22:16). E il riferimento qui è alle sette chiese d’Asia e non alla chiesa universale.
Pur non trovandosi la parola “chiesa” dal quarto capitolo fino agli ultimi versetti dell’apocalisse, la chiesa non è assente in quei capitoli. Al capitolo 13:7 leggiamo che la bestia ha il potere di “far guerra ai santi”. Il v.10 menziona “la costanza e la fede dei santi” in mezzo alla persecuzione! I “santi” sono di nuovo citati al capitolo 16:6. Nel capitolo 17 leggiamo della Grande Babilonia “ubriaca del sangue dei santi” (v.6) e che “in lei è stato trovato il sangue dei santi” (Apocalisse 18:24).
La posizione dispensazionalista asserisce che i santi di cui si parla in questi capitoli non sono i santi della chiesa ma del periodo della tribolazione. Eppure quando riappare la parola “santi” al capitolo 19, ci viene detto che si tratta della chiesa! “Sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata. Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi” (Apocalisse 19:7,8). Una nota di Scofield a questo punto dice: “La ‘moglie dell’Agnello’ qui è la ‘sposa’ cioè la Chiesa”. Ma, per essere coerenti, se i santi del capitolo 19 sono santi della chiesa, come si può correttamente affermare che i santi del capitolo precedente (18), dei due capitoli prima ancora (17 e 16), e del capitolo 13 si riferiscano ad altri santi? Tale conclusione ci sembra piuttosto arbitraria.
L’argomento del capitolo 4 dell’Apocalisse non è il rapimento. Narra semplicemente dell’esperienza di Giovanni mentre, in spirito, viene trasportato nell’atmosfera celeste. Questo non prova assolutamente che la chiesa fosse in cielo, così come l’esperienza dell’apostolo nel deserto non dimostra che anche la chiesa fosse lì (Apocalisse 17:3-5). Mano a mano che le varie scene dell’apocalisse vengono svelate, Giovanni viene a trovarsi in vari posti: sulla terra egli vede un angelo “scendere dal cielo”, non salire verso il cielo (Apocalisse 10:1; 18:1); egli misura quel che, almeno apparentemente, è un tempio terreno poiché i cortili vengono calpestati dalle nazioni (Apocalisse 11:1); sta sulla riva del mare da dove vede salire una bestia (Apocalisse 13:1). È ovvio che Giovanni non può rappresentare coerentemente la chiesa in cielo in tutti questi capitoli.
Preservati dall’ora della tentazione
Un altro testo proposto come prova della dottrina dispensazionalista si trova nelle parole di Gesù alla chiesa di Filadelfia: “Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch’io ti preserverò dall’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra” (Apocalisse 3:10).
Chi usa questo versetto per difendere la dottrina del rapimento segreto deve supporre che “l’ora della tentazione” si riferisca a ciò che essi chiamano “Il periodo della Grande Tribolazione” alla fine dell’età presente. Di conseguenza si conclude che l’essere preservati da questa tentazione significhi essere trasportati fuori dal mondo.
L’applicazione primaria di questa promessa interessò certamente i primi credenti della chiesa di Filadelfia, in Asia Minore, nel primo secolo. Furono questi credenti preservati da una tentazione di portata mondiale? Certamente che lo furono, ma per questo non fu necessario un rapimento! Noi crediamo che essi furono preservati con la potenza e la grazia di Dio. Se Dio ha mantenuto la sua promessa nei loro confronti, l’ “ora della tentazione”, qualunque fosse stato il significato preciso dell’espressione, deve essere successa ai loro giorni. Dunque questo non serve molto come prova per un rapimento segreto che faccia sfuggire a una grande tribolazione 2.000 anni dopo!
Alcuni pensano che le sette chiese dell’Asia rappresentino la storia della chiesa in sette periodi successivi. Ma in tal caso, il messaggio alla chiesa di Filadelfia non può riferirsi al rapimento, poiché Filadelfia sarebbe il sesto periodo e non l’ultimo (il settimo)! Se la parola di Gesù a Filadelfia fosse evidenza del rapimento, allora i periodi dovrebbero essere in questo ordine: 1,2,3,4,5,7,6!
Noi sappiamo che i credenti possono essere preservati dall’ora della tentazione, in qualsiasi epoca, senza essere portati fuori dal mondo! Si può stabilire questo principio dalle seguenti scritture: “Siccome hai osservato la mia esortazione (letteralmente parola) alla costanza, anch’io ti preserverò dall’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra” (Apocalisse 3:10).
“Essi hanno osservato la tua parola… non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno” (Giovanni 17:6,15).
Entrambi questi passi riportano delle parole di Gesù, entrambi furono scritti dall’apostolo Giovanni ed entrambi i gruppi di persone hanno osservato la parola. Siccome essi osservato la parola, Dio li “preserva”. In un passo essi sono preservati dall’ora della tentazione, nell’altro essi sono preservati dal maligno. Questi sono termini molto simili come nella preghiera di Gesù in Matteo 6:13: “Non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno”. Se i credenti possono essere preservati dal maligno (o dal male) senza essere trasportati fuori dal mondo, è certo che essi non dovranno essere rapiti per essere preservati dalla tentazione.
Probabilmente Apocalisse 3:10 ha avuto un significato e un adempimento specifico per la chiesa di Filadelfia nel primo secolo, ma qui abbiamo anche una promessa sulla potenza di Dio che può preservare dalla tentazione in qualsiasi età e non soltanto negli ultimi sette anni dell’età presente.
L’apostolo Paolo scrive: “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare” (1 Corinzi 10:12,13). “Il Signore sa liberare i pii dalla prova (o tentazione)” (2 Pietro 2:9). Iabes pregò Dio: “Preservami dal male… e Dio gli concesse quanto aveva chiesto” (1 Cronache 4:10). Oggi, anche noi possiamo essere “dalla potenza di Dio…custoditi mediante la fede, per la salvezza” (1 Pietro 1:5), poiché Dio “può preservarvi da ogni caduta” (Giuda 24). La potenza di Dio e la preservazione dalla tentazione sono disponibili al credente senza un rapimento segreto!
Un ultimo versetto da notare: “Vegliate dunque, pregando in ogni momento, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per venire, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Luca 21:36). Ecco un versetto nel quale ancora una volta si prega per una via di “scampo”, ma nessun accenno a un rapimento perché questo sia possibile. Nella preghiera di Gesù, egli disse: “Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno” (Giovanni 17:15). Forse Gesù pregherebbe in un modo per poi dire ai discepoli di pregare in un altro?
A cosa viene collegata l’idea di “scampare” in Luca 21:36? Si tratta di un periodo di tempo, della cosiddetta Grande Tribolazione di sette anni, alla fine dell’età presente? Non lo dice! Il contesto parla invece di “QUEL GIORNO”, cioè quel giorno nel quale i credenti saranno radunati per incontrare il Signore nell'aria mentre nel mondo si abbatte il giudizio di Dio.
“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Badate a voi stessi, perché i vostri cuori non siano intorpiditi da stravizio, da ubriachezza, dalle ansiose preoccupazioni di questa vita e che QUEL GIORNO non vi venga addosso all'improvviso come un laccio; perché verrà sopra tutti quelli che abitano su tutta la terra. Vegliate dunque, pregando in ogni momento, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per venire, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Luca 21:33-36).
Se i credenti non saranno più sulla terra, essendo stati rapiti sette anni prima, come potrebbe quel giorno venire loro addosso all’improvviso, cioè senza che se ne accorgano? Gesù disse di vegliare e pregare per scampare alla distruzione di QUEL GIORNO. Anche Paolo presenta lo stesso messaggio: “IL GIORNO del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando diranno: “Pace e sicurezza”, allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che QUEL GIORNO abbia a sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli di luce… noi non siamo della notte… Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo… Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma a ottenere la salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo” (1 Tessalonicesi 5:1-9).
Notare come anche questo brano parla di QUEL GIORNO: porterà “rovina improvvisa” sugli increduli che “non scamperanno”, ma i credenti scamperanno. Essi non sono destinati a ira: saranno rapiti sulle nuvole per incontrare il Signore nell’aria mentre la terra subisce la devastazione divina.
Seguito: COSA CREDEVANO I PRIMI CREDENTI
Studio completo: Studio approfondito sul rapimento segreto della chiesa