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La dottrina della creazione

Indice articoli

 

B) La troppo rapida capitolazione degli intellettuali cristiani di fronte alle vedute materialiste sulle origini del mondo

Il professor N. Cameron ha consacrato il capitolo 6 della sua opera L’evoluzione e l’autorità della Bibbia alla triste storia della capitolazione quasi totale degli intellettuali cristiani del XIX secolo di fronte alla teoria dell’evoluzione formulata da Darwin. Egli scrive:

Fin dal momento in cui il nuovo pensiero scientifico ha cominciato a prendere piede nel XIX secolo, prima nel campo della geologia, poi in quello della biologia, i commentatori biblici si sono affrettati ad adattare la loro interpretazione della Scrittura all’ultima ortodossia scientifica.

E dopo aver studiato un gran numero di commentari cristiani del XIX secolo sulla Genesi, egli conclude:

È evidente che ogni commentatore, ad eccezione di (Thomas) Scott, critica l’idea tradizionale del diluvio. Essi credevano che era necessario armonizzare l’interpretazione della Scrittura con ciò che credevano gli uomini dotti…

Philip Johnson, professore alla facoltà di Diritto dell’Università di California, a Berkeley, ha notato il medesimo strano fenomeno nel suo Processo di Darwin:

Il darwinismo concordava talmente con lo spirito della sua epoca che questa teoria ha ricevuto l’adesione di un numero sorprendente di dirigenti religiosi. Molti dei primi partigiani di Darwin erano membri del clero o laici convinti.

La medesima constatazione è fatta da David N. Livingstone (studioso e scrittore britannico) nella sua opera I difensori dimenticati di Darwin: l’incontro della teologia evangelica col pensiero evoluzionista, del 1987, e dal professor Colin Russel in un articolo sul London’s Journal pubblicato nella rivista Scienza e Fede cristiana (Science and Christian Belief), nel 1989.

Ciò non vuol dire che non ci sia stata opposizione intellettuale al darwinismo rimpiazzante la creazione ad opera di Dio. Ma questa opposizione non venne dai membri del clero (a parte alcune onorevoli eccezioni), ma - ed è ciò che mostra bene Ph. Johnson - da esperti in fossili! E l’articolo del professor Colin Russel (che è stato analizzato da Clifford Longley nel London Times del 17 febbraio 1990) nota come Thomas Huxley, il bulldog di Darwin, non sia stato combattuto dal clero (salvo, e in maniera piuttosto inetta, dal buon vescovo Wilberforce) ma da fisici di Cambridge di primo rango, quali lord Kelvin e James Clerk-Maxwell (i quali erano ambedue evangelici presbiteriani scozzesi). Ahimè, i teologi del tempo non seppero fare uso degli argomenti scientifici e dei postulati che questi due eminenti fisici avevano lanciato contro l’evoluzione. Essi hanno preferito accettare senza battere ciglio le nuove tesi che ricostruivano la storia primitiva, geografica e biologica con la teoria dell’evoluzione.

Così, fatta eccezione per alcuni fondamentalisti il cui cuore era ben orientato, ma che spesso erano privi di cultura e d’influenza nel campo culturale, molti intellettuali cristiani hanno accettato senza esitare il surrogato, imposto dai razionalisti, al racconto biblico della creazione. Come fa notare N. Cameron, i liberali e i fondamentalisti hanno armonizzato l’antico racconto della Genesi col darwinismo in due diverse maniere:

... i liberali, rigettando la testimonianza delle Scritture sul diluvio, i fondamentalisti reinterpretando le Scritture in un senso più consensuale.Come apertamente ammette Whitelaw, qui c’era una politica deliberata da parte loro. Giacché, laddove gli autori fondamentalisti, che si trovavano obbligati dalla loro dottrina della Scrittura a preservare la verità, checché essa potesse dire, imponevano una lettura non molto letterale del testo, gli autori liberali, da parte loro, potevano ammettere senza complessi che la Scrittura insegna qualcosa (il diluvio universale) che non è accaduta.

Io non sono sicuro che la situazione sia molto migliorata nella comunità evangelica in quest’inizio del XXI secolo per quanto concerne la messa in dubbio dei postulati e delle prove dell’evoluzionismo, come pure il prendere seriamente in parola la Genesi nel suo contesto storico e letterale. Molti cristiani pensano che una certa forma di evoluzione, pur credendo in Dio, sia la sola opzione rispettabile per i credenti intelligenti di oggi.

Benché io non sia affatto d’accordo con quei nostri fratelli che la pensano così, ritengo che sia importante analizzare il loro punto di vista con simpatia e comprensione. È chiaro che la presentazione di prove per ammettere lunghi periodi per le diverse ere del cosmo e per evoluzioni cosmiche e macrobiologiche è potuta sembrare impressionante e forse anche irresistibile. Ma il fatto che studi recenti, quali l’articolo del professor Russel e i libri di Ph. Johnson, dimostrino che molte delle prove scientifiche del darwinismo non erano altro che pura propaganda nei giornali del XIX secolo, intelligentemente manipolati da Huxley e altri, non toglie certo il complesso d’inferiorità provato dagli intellettuali cristiani, che si sentivano sinceramente incapaci di rimettere in questione ciò che la stampa pretendeva che fossero le ultime scoperte della scienza sulle origini del mondo.. Allora essi si sono sentiti obbligati a far cancellare l’offesa all’intelligenza, quale sembrava essere una cosmologia apparentemente ingenua, interpretando la Genesi in maniera da non essere in contraddizione con l’evoluzionismo materialista. A loro difesa, essi argomentavano che si potevano anche prendere alla lettera le parti della Bibbia più importanti, quelle che riguardano l’evangelo della salvezza, dal momento che queste non sarebbero state rese incredibili dal punto di vista scientifico, che non le metterebbe nella stessa categoria del racconto della Genesi (1:11).

Io non ho certamente l’intenzione di mettere in dubbio la sincerità o l’alta motivazione di questi autori, siano essi della metà del XIX o della fine del XX secolo. Vorrei veramente poter, umilmente e amabilmente, incoraggiarli a ripensare interamente il loro modo di vedere questa questione di cruciale importanza. È essenziale, in particolare, che l’ala marciante intellettuale del movimento evangelico prenda coscienza dell’importanza del ruolo centrale che deve avere una dottrina della creazione fedele alla Scrittura, nella concezione cristiana del mondo, e che essa si prepari a criticare il racconto razionalista delle origini del mondo con lo stesso vigore con cui da sempre ha difeso il resto dei racconti biblici tradizionali. Io credo che, grazie alla buona provvidenza del Signore, siamo giunti ad un punto in cui una rimessa in questione di tale importanza si può fare in una maniera che sarebbe stata ben più problematica in passato, grazie al lavoro notevole compiuto dai ricercatori scientifici, e non - bisogna farlo notare – grazie agli interventi dei teologi.

Benché la società occidentale si sia largamente aperta al razionalismo dopo che le teorie darwiniane avevano rimpiazzato il racconto della Genesi, ciò non chiude affatto il libro della storia del pensiero del XX secolo. Infatti la scienza, e in particolare la nuova fisica, s’è distaccata dalle ipotesi della meccanica naturalista, che erano tanto importanti per la teoria dell’evoluzione.

Ma prima di parlare dei mutamenti delle teorie scientifiche, dobbiamo ricordare brevemente gli insegnamenti della Genesi sulla creazione.