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La dottrina della creazione

Indice articoli

 

I.  La dottrina della creazione e la gloria di Cristo

L’ultimo libro della Bibbia solleva la leggera cortina che separa il tempo dall’eternità per farci vedere e udire tutte le beltà del cielo. L’Apocalisse ci rivela che nel cielo non ci sarà soltanto da vedere ma anche da udire. L’eco delle arpe d’oro e delle trombe d’argento della redenzione risuona al di sopra di un mare di cristallo e si fonde con gl’inni degli angeli e dei redenti. Le loro voci cantano con una tale bellezza che il più sublime dei nostri canti gregoriani, la più maestosa delle fughe di Bach, la più commovente delle sonate di Mozart, il più grandioso degli oratori di Händel non sono che pallidi riflessi dell’acuta dolcezza e dell’estatica purezza di una sola riga, di una sola battuta o addirittura di una sola nota di questo imponente coro celeste.

Uno degli inni intonati da questa immensa assemblea, nei luoghi altissimi, magnifica la gloria di Cristo attraverso l’universo che egli ha creato. Eccone il testo (ne ascolteremo la musica più tardi, quando saremo stati elevati lassù!):

Degno sei, o Signore, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esistono e sono state create (Ap 4:11).[2]

Immediatamente dopo, il capitolo 5 dell’Apocalisse descrive la redenzione del nostro mondo ad opera di colui stesso che l’ha creato. Al versetto 9, il maestoso coro celeste si fa di nuovo udire in tutta la sua bellezza, ed è veramente prodigioso come esso esalta, nella Persona divina, colui che ha creato tutte le cose per la sua propria gioia. Ma questa volta c’è un altro motivo di lode: miriadi di miriadi di angeli, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani glorificano Dio perché ha salvato ciò che ha creato. Ascoltiamoli:

E cantavano un nuovo cantico dicendo: Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato ucciso, e col tuo sangue ci hai comprati a Dio da ogni tribù, lingua, popolo e nazione...

D’altronde, voi ben lo sapete, non è solamente l’Apocalisse, è tutta la Bibbia che unisce - e molto saldamente - la creazione per mezzo di Cristo e la redenzione per mezzo di Cristo. L’associazione della creazione e della redenzione si ritrova costantemente nella Legge, nei Salmi e nei Profeti, così come nel Nuovo Testamento. Il prologo del Vangelo di Giovanni - Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio (1:1) - ci fa scoprire poco dopo chi si trova dietro questa parola della creazione del mondo: «Egli (la Parola) è venuto in casa sua, e i suoi non lo hanno ricevuto» (Gv 1:11). Per l’espressione resa in italiano «i suoi», l’autore del Vangelo usa in greco un termine che significa «le proprie cose» o «la propria gente» o forse anche «la propria casa» (in inglese direi his very own home).

Non è un punto di minore importanza, poiché in effetti queste due paroline, «i suoi», sono caricate del pathos più commovente. Infatti l’incarnazione del Redentore non è consistita nell’atterraggio di un extraterrestre davanti a un gruppo di uomini e di donne atterriti. No, egli è venuto come sangue del nostro sangue, come carne della nostra carne; qui, la nostra terra è la sua terra, la sua casa, la sua razza, la sua umanità, la sua creazione. Il tragico orrore del peccato è proprio tutto qui: messi alla presenza dell’infinito della sua purezza e del suo amore, manifestati in una carne simile alla loro, i suoi hanno respinto ed infine assassinato colui che era l’immagine stessa di questa carne nella quale sono stati creati.

Quale benedizione il Vangelo di Giovanni ci presenta più avanti: «Gesù, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13:1). Si potrebbe anche tradurre: li amò fino all’estremo. Per questo bisognerà che a conclusione di questa conferenza ascoltiamo i santi e il coro degli angeli ricordarci fino a quale estremo è andato per colmare il suo amore. Ma, prima di questo, dobbiamo contemplare un istante la gloria che gli rendono per aver creato tutte le cose sulla terra e nei cieli. È questo soggetto, la gloria di Cristo nella creazione, il nostro tema centrale, più dell’altro tema che ne è la naturale conseguenza, quello della potenza della salvezza e della preziosa redenzione di questo mondo perduto.

Lasciatemi esprimere il mio stupore per il fatto che, nei culti delle nostre chiese evangeliche, mentre le lodi celesti sono intensamente rivolte verso il Cristo creatore di tutte le cose, i nostri canti e la nostra predicazione paiono talmente vuoti di riferimenti alla sua divina creazione, privi di ammirazione e di contemplazione del creato, di appassionata allegrezza nel canto di lode. Se i luoghi altissimi glorificano Cristo per le meraviglie della sua creazione, perché le nostre chiese moderne trascurano tanto di farlo?

Spero di non andare troppo lontano se dico che molti di noi ci sentiamo imbarazzati quando trattiamo il problema delle origini e, anziché di insegnare la creazione come facente parte della gloria di Cristo, cerchiamo piuttosto di evitare questo soggetto. In uno straordinario libretto, Nigel Cameron, attualmente professore alla Trinity Evangelical Divinity School (nei pressi di Chicago), faceva ben notare, più di una dozzina di anni fa, una strana anomalia tra credenti, che poi sono molto fondamentalisti per tutte le altre dottrine:

In tutti gli altri soggetti, i credenti evangelici hanno affermato le loro posizioni sull’insegnamento della Bibbia e hanno rifiutato di lasciarsi dettare le loro opinioni dal consenso del mondo cristiano liberale e umanista. Ma lì (nel dibattito tra creazionisti e evoluzionisti), c’è stato in essi, nonostante gli insegnamenti della Scrittura, una disposizione a rientrare nei ranghi che bisogna far ben risaltare.

Ci deve essere una ragione perché una tale corruzione, intellettuale e spirituale, si sia introdotta nel campo della dottrina della creazione. Non ci sarebbe forse una relazione tra il primato della creazione, quale dottrina fondamentale della Scrittura, e il suo primato intellettuale quale pietra angolare di tutta l’educazione? Ci sorprendiamo se questa dottrina di primaria importanza, questa occasione di rendere gloria a Gesù Cristo, questa base solida per la concezione della Chiesa riguardo al mondo e alla vita, sia così violentemente contestata da tutta l’opposizione della cultura umanista?

Si comprende bene il rifiuto degli umanisti a unire le loro voci a quelle del coro dei santi e degli angeli nel rendere gloria a colui del quale inevitabilmente dovrebbero riconoscere l’onnipotenza manifestata nell’ordine della creazione: poiché, una volta riconosciuto che esiste un Creatore, dovrebbero piegare le loro ginocchia, consegnare il loro cuore, il loro spirito e la loro volontà a lui.

Ma ciò che non è comprensibile, è questo rifiutarsi dei santi sulla terra di riconoscere tutto quanto è chiaramente coinvolto nella creazione e di rendere grazie a Gesù a questo titolo. E pertanto è questa la realtà intorno a noi! È per questo che vorrei cogliere l’occasione - per essere positivo - per rivolgere un appello, a voi e a queste migliaia di altri nella Chiesa di Cristo che milita quaggiù; sì, vi chiamo a unire le vostre voci a quelle della Chiesa trionfante di lassù in un grande canto di lode a colui che ha creato tutte le cose per la sua volontà (Ap 4:11) e che le ha poi lavate dal peccato per mezzo del suo sangue prezioso, del suo proprio sangue. Non è questo, nella nostra civiltà in così rapido declino, un richiamo di una particolare urgenza per tutti i fedeli della Chiesa?

 

* * *

 

Ecco trascorso il XX secolo: ai suoi inizi, esso ha visto la comparsa di libri di grande successo, quali Il declino dell’Occidente (The Decline of the West). Più tardi, vennero Il declino del pensiero occidentale (The Decline of Western Thought) e La venuta delle età nere (The Coming Dark Ages). Mentre qualche opinionista liberale dava a questo inizio di XX secolo il nome di « secolo del cristianesimo » (The Christian Century), un nome che era stato ripreso da un noto periodico liberale, dei pensatori più perspicaci (sia umanisti che credenti) hanno previsto l’avvicinarsi di tempi brutti. E il secolo si è concluso con una secolarizzazione massiccia dell’Occidente già cristiano: ecco l’irrompere della criminalità, la facilità del divorzio, la legalizzazione dell’aborto e l’AIDS, e solitudine, depressioni, vite vuote e prive di senso... ferite in alcun modo compensate dai progressi stupefacenti della tecnologia, della medicina e delle condizioni di vita.

Che cosa è dunque successo? La Scrittura ci insegna che « è giunto il tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio » (1P 4:17). Un principio ha funzionato dal tempo della Scrittura e in seguito attraverso tutto la storia, e cioè che lo stato nel quale si trova la Chiesa determina la presa di direzione della società attorno ad essa. Generalmente, questa determinante influenza è indiretta e nascosta, come lo è il lievito nella pasta, ma è in fin dei conti la vivacità della fede del popolo di Dio che rivitalizza la cultura o la trascina verso la decadenza.

Un esempio: la Chiesa della fine del Medio Evo, compromessa in parte dalle eresie, in parte dall’immoralità dovuta alla sua corruzione, ha avuto la sua parte d’influenza sull’avvento, nel Rinascimento, dell’umanesimo anticristiano. Questo umanesimo del Rinascimento, dopo essere stato tenuto a bada dal Protestantesimo del XVI secolo, è riapparso sotto spoglie diverse alla fine del XVII secolo e, dopo, durante tutto il periodo dell’Illuminismo del XVIII secolo, il quale ha approfittato dell’anemia spirituale conseguente al declino del Puritanesimo britannico. Agli inizi, i contemporanei del secolo dei Lumi si son visti proporre un cristianesimo senza misteri, deista, razionalista e, finalmente, accettabile; ma, a metà del XIX secolo, i razionalisti si son sentiti politicamente abbastanza sicuri da fare completamente a meno di Dio a vantaggio del culto dell’uomo e dell’attesa messianica di uno Stato centralizzato che avrebbe rimpiazzato il Regno di Dio.

Era di primaria importanza, per passare così dal trascendente al razionalismo, che gli umanisti disponessero di un’altra teoria della creazione per spiegare l’origine del mondo. Non c’è bisogno di ritornare sulla storia di questa metamorfosi, salvo che per sottolineare l’importanza ormai determinante dell’evoluzionismo come base di tutta la concezione umanista del mondo, la quale ha dominato tutta la scena intellettuale per più di un secolo.

In una pesante critica dell’evoluzione procedente da basi scientifiche sperimentali, Michael Denton, che non è tuttavia un cristiano praticante, mette in evidenza il principio di quest’altra teoria della creazione predicata dai razionalisti:

Tutta la filosofia, tutta l’etica scientifica dell’uomo moderno è fondata, in larga misura, sull’ipotesi centrale della teoria di Darwin, che l’uomo non è nato dalla volontà creatrice di una divinità, ma da una selezione proveniente da prove ed errori, priva di pensiero, applicata a caso su degli agglomerati molecolari. Così l’importanza culturale della teoria dell’evoluzione è incommensurabile, giacché essa forma l’elemento centrale, il coronamento della concezione naturalista del mondo, il trionfo finale delle tesi umaniste che, dalla fine del Medio Evo, hanno scacciato dal pensiero occidentale l’ingenua concezione del mondo della Genesi.

La potenza politica ed economica che gli evoluzionisti impiegano per conservare il loro dominio su tutte le istituzioni intellettuali della società occidentale - scuole pubbliche, università, case editrici, amministrazioni, media - è stupefacente! È, in ogni caso, un’eloquente testimonianza della loro convinzione che la loro dottrina delle origini è di primaria importanza per la solidità d’insieme della loro concezione del mondo.

L’assurdo in questa vicenda è che molti corifei del movimento intellettuale evangelico sembrano non rendersi conto dell’importanza fondamentale di conservare ed estendere l’insegnamento biblico della creazione ai fini della ricristianizzazione del pensiero, dell’azione, e poi della stessa società. Dal punto di vista storico, l’inefficienza degli intellettuali evangelici su questa fondamentale materia è servita a dare un enorme vantaggio agli umanisti più sensati al fine di guadagnare la cultura occidentale alla loro filosofia (e ciò nonostante che gli umanisti stiano per perdere rapidamente il loro vantaggio intellettuale poiché la scienza ha dimostrato in pratica il fallimento dell’evoluzionismo).

I cristiani non potranno mai riguadagnare la società finché non avranno veramente compreso, di nuovo, l’importanza della creazione.