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Mettere da parte i punti che dividono senza entrare nell’ecumenismo

La Bibbia permette di avere delle interpretazioni diverse su certi argomenti: la prova è che ci sono tante religioni e tante denominazioni che si fondano sullo stesso testo ma con delle interpretazioni diverse. Cosa dobbiamo fare? Condannare gli altri o mettere da parte i punti che dividono?

 

La Chiesa di Gesù è una sola, non è comporta da tante denominazioni o da tante religioni. Solo Lui conosce chi sono davvero i Suoi figli e non guarda alle denominazioni: non dichiarerà giusti soltanto i battisti, soltanto i pentecostali, soltanto i metodisti, soltanto i protestanti, soltanto i cattolici, ecc. ecc. Egli guarda al cuore e all’amore che ciascuno avrà avuto per lui a seconda di quello che ha capito e di quella che era la verità che gli era davanti, nel luogo dove si trovava e nell’epoca in cui ha vissuto.

Romani 2:6-16 Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere: 7 vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e immortalità; 8 ma ira e indignazione a quelli che, per spirito di contesa, invece di ubbidire alla verità ubbidiscono all'ingiustizia. 9 Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che fa il male; sul Giudeo prima e poi sul Greco; 10 ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al Greco; 11 perché davanti a Dio non c'è favoritismo. 12 Infatti, tutti coloro che hanno peccato senza legge periranno pure senza legge; e tutti coloro che hanno peccato avendo la legge saranno giudicati in base a quella legge; 13 perché non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l'osservano saranno giustificati. 14 Infatti quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a se stessi; 15 essi dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda. 16 Tutto ciò si vedrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo.

 

Non possiamo dunque giudicare chi è nella verità e chi è nell’errore: soltanto Dio lo conosce e abbiamo la certezza che il Suo giudizio è perfetto.

 

Oggi vi sono diversi comportamenti tra coloro che vanno nelle adunanze:

  1. C’è colui che vede gli errori negli altri e quindi si isola per cercare di rimanere nella verità: nella realtà cerca di rimanere in quello a cui crede già, considerandolo come la verità ma limita la possibilità di trovare la verità se fosse nell’errore.
  2. C’è colui che va nell’adunanza per seguire gli altri, senza porsi troppe domande e dando troppa fiducia agli insegnamenti degli altri: egli corre il rischio di rimanere passivamente influenzato dagli errori degli altri.
  3. C’è colui che vuole andare in un’adunanza dove ci sono degli errori ma con l’intenzione di cambiare e di correggere: egli finirà con il provocare dispute e divisioni perché il suo atteggiamento sarà nato dalla presunzione di essere nella verità.
  4. C’è colui che cerca l’unità con tutti, che è favorevole a quello che è chiamato l’ecumenismo: egli finisce con il diluire la verità per non rompere i rapporti con gli altri.
  5. C’è poi colui che dà il suo punto di vista quando glielo si chiede, non impone dottrine ma testimonia con la sua vita, con fatti concreti. Cerca l’unità nell’assemblea ma non partecipa quando qualcosa non corrisponde al suo credo, affermando la sua opinione con i suoi atti, senza aver paura di non seguire il gruppo.

 

Qual’è il comportamento giusto da avere in un’assemblea? Come deve comportarsi il credente che va in una assemblea ma dove non è daccordo con certe cose? Non deve più andarci o deve andare altrove?

Dobbiamo partire dal presupposto che non si può trovare “l’assemblea” dove c’è “la verità”, quindi è inutile andare da una parte o dall’altra alla ricerca della verità. Nello stesso tempo nessuno deve mettere da parte la verità con la scusa di evitare dispute.

 

Gesù ha insegnato che il credente deve essere il sale della terra, la luce del mondo: deve dunque andare in un posto dove tutto non è perfetto in modo da cambiare l’atmosfera.

Matteo 5:13-16 «Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. 14 Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, 15 e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.

 

Non bisogna dunque adattarsi agli altri mettendo da parte la verità ma bisogna influenzare gli altri indirettamente, non con delle dottrine ma con degli atti che dimostrano la verità prima delle parole: l’importante non è la dottrina ma cosa si riesce a manifestare di concreto nella vita di tutti i giorni.

Ognuno deve dimostrare le verità che ha capito tramite degli atti concreti ed essere paziente verso coloro che non le comprendono fino al momento in cui anche loro arriveranno alla conoscenza della verità: siamo nel tempo della grazia e, come Dio è paziente verso di noi, anche noi dobbiamo fare lo stesso nei confronti di coloro che non hanno ancora capito.

2 Timoteo 2:24-25 Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. 25 Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in se stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà.

 

Gesù ha parlato di due comandamenti importanti che sono sempre attuali: amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come sé stesso

Marco 12:28-31 … «Qual è il più importante di tutti i comandamenti?» 29 Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore. 30 Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". 31 Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi».

 

Nello stesso tempo questa volontà di amare il prossimo non deve condurre ad accettare tutto nell’assemblea con la scusa di farlo per amore nei confronti del prossimo: in tal caso si cadrebbe nel passivismo e nell’ecumenismo, amando il prossimo più di Dio.

Oggi nelle assemble ci sono i due eccessi: in alcune assemblee ognuno vuole condannare gli “errori” degli altri mentre in altre non si parla più di quando divide e si diluisce il vangelo.

 

Il problema è causato dal fatto che non si guarda più à Gesù:

  • Certi credono di avere la “verità” e vogliono difendere quella che è la loro verità utilizzando certi passaggi delle Scritture piuttosto cha altri e dimenticando l’amore per il prossimo: essi prendono il posto di Dio nel definire chi è nella verità e chi è nell’errore.
  • Altri mettono avanti l’amore per la pace piuttosto che l’amore per la verità di Dio e finiscono con mettere da parte tutto ciò che divide: essi vivono in mezze verità, in relazioni che possono essere fraterne con il prossimo ma che mancano della presenza di Dio.

Ora l’unico punto di riferimento per essere nella verità si trova in Cristo Gesù: se non si è daccordo su qualcosa, significa che non si è capito qual’è la volontà di Dio. Bisogna allora pregare per trovare qual’è questa volontà di Dio e, nell’attesa, ognuno deve rispettare gli altri e non insegnare qualcosa di cui non è sicuro e qualcosa che non riesce a manifestare con gli atti nella sua vita: ci vogliono preghiera, pazienza e amore.

 

Ognuno deve capire che il vero insegnamento non si troverà in un'adunanza o in un’altra perché nessuno ha la verità completa, altrimenti lo Spirito Santo non avrebbe più nessuna utilità, ognuno trovando la verità nella Bibbia e negli studi fatti in precedenza da altri.

Invece la verità la si comprende soltanto tramite rivelazione: quante volte si può leggere e rileggere un passo, capirlo intellettualmente ma non averne capito il senso! Si crede di aver capito ma nella realtà si è lontani dalla verità perché non si ha avuto l’atteggiamento giusto.

Matteo 11:25-27 In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, Padre, perché così ti è piaciuto. 27 Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo.

 

Nessuno deve dunque andare in un’assemblea considerando che lì c’è una verità e un’insegnamento buono ma bisogna frequentare un’assemblea dove si prega, dove si cerca continuamente la volontà di Dio e dove si dimostra amore per il prossimo.

E’ importante che l’insegnamento sia veritiero ma il più importante è trovare la comunione con Dio e con gli altri. In tal caso anche se si va in un’assemblea dove ci sono degli errori è possibile capire la verità: lo Spirito Santo ci farà capire la verità anche mentre si ascolteranno gli errori che gli altri possono dire. Quante volte capita di sentire qualcosa che non è corretto, che sembra strano ma, mentre si è in riflessione, si finisce con il giungere alla verità: si è partiti dall’errore e si ha trovato la verità perché Gesù è capace di trasformare il male in bene!

 

In seguito colui che ha capito la verità deve parlarne agli altri e in primo luogo a colui che insegnava, non per riprenderlo ma piuttosto per parlargli della sua riflessione e chiedergli cosa ne pensa. Ne nascerà un dialogo, una riflessione costruttiva e, dove c’é l’amore, lo Spirito Santo potrà agire e convincere anche gli altri.

A volte ci vuole tempo, altre volte si comprende subito ma ognuno deve essere paziente con il prossimo, con un’atteggiamento positivo, senza condannare subito gli altri ma rimanendo nella riflessione e nella ricerca della verità. E anche se si è convinti di avere trovato la verità, bisogna accettare che gli altri non l’hanno ancora capita e quindi avere compassione per loro (senza dirlo) e la volontà di aiutarli (nel momento in cui essi lo ritengono necessario).

 

Nello stesso tempo ognuno dovrà evitare di parlare pubblicamente di argomenti dove non riesce a dimostrarne la verità con gli atti: ci sono infatti degli argomenti sensibili che vale meglio evitare se conducono a dispute e divisioni poiché parlarne e difenderli condurrà soltanto a teorie ma a nulla di concreto.

Prenderò due esempi che dividono molto e per i quali ho avuto la convinzione di quello che credo, non tramite degli insegnamenti ma tramite la rivelazione, tramite la preghiera e tramite la lettura della Bibbia: sono argomenti di cui sono convinto ma dove non posso imporre le mie convinzioni agli altri fintanto che questa non è la volontà di Dio e fintanto che non riesco a dimostrarne la verità tramite l’influenza che esse hanno nella mia vita: si tratta della trinità e della predestinazione.

 

Riguardo alla trinità e alla predestinazione ci sono molte divisioni tra i credenti: eppure utilizzano la stessa Bibbia!

 

Perché dunque dividersi a causa del fatto che Dio sia Uno oppure che sia Trino quando non si riesce a manifestarne la presenza e la potenza nella propria vita?

Ognuno deve essere convinto di avere la presenza di Dio in sé (Una o Trina) e deve adoperarsi con le sue azioni affinché la presenza di Dio che egli possiede si manifesti anche per gli altri: ciò che conta è manifestare la presenza di Dio nella propria vita, giorno dopo giorno, una presenza tale che tutti devono accorgersene; le dispute invece non servono a nulla.

 

Allo stesso modo perché separarsi tra quelli che credono nella predestinazione e quelli che non ci credono? Ognuno deve essere convinto di essere salvato tramite il sacrificio di Gesù e non deve giudicare gli altri analizzando se sono salvati oppure no ma deve adoperarsi con le sue azioni affinché ciascuno riceva il messaggio della salvezza, in particolare quelli che sono fuori dall’assemblea: che siano predestinati alla salvezza o alla perdizione non cambia niente, non sta a noi stabilirlo e la buona notizia deve essere predicata a tutti! Se Dio predestina o non predestina, l’uomo ha sempre una responsabilità sulla terra riguardo alle sue azioni e perfino alle parole che pronuncia.

Matteo 12:36-37 Io vi dico che di ogni parola oziosa (vana, infondata) che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; 37 poiché in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato.

 

Ognuno dovrà rendere conto a Dio delle parole inutili che avrà pronunciate, parole futili, parole per “difendere” Dio piuttosto che parole di salvezza, di edificazione e di amore.

La disputa deve essere evitata e dunque anche tutti gli argomenti che possono condurre a discussioni sterili e a dispute fintanto che non c’è l’atmosfera di amore e di rispetto reciproco. Nell’attesa di questo, che ognuno dimostri invece tramite la sua vita e le sue azioni la verità di quanto crede. Il Signore preferisce qualcuno che è in parte nell’errore ma è pieno di zelo per la Sua opera piuttosto che uno che è in parte nella verità ma che non ha zelo.

 

Gli apostoli non hanno predicato Gesù prima della Pentecoste: hanno atteso lo Spirito Santo e poi è questi che si è manifestato tramite loro. La folla ha visto e ha chiesto, si è interessata: non alla dottrina ma dapprima a ciò che era accaduto, al comportamento diverso, al perché del rumore che avevano sentito e al perché del parlare in un modo diverso. Dapprima l’interesse per un comportamento diverso e poi l’insegnamento e l’invito al ravvedimento, dapprima le opere e poi la teoria. La conseguenza è che tremila persone si sono convertite! Ora tra l’ascensione e la pentecoste sono passati 40 giorni durante i quali gli apostoli perseveravano concordi nella preghiera (Atti 1:14) e erano tutti insieme nello stesso luogo (Atti 2:1): non si parla di divisioni e di dibattiti ma si parla di preghiera di pari consentimento e di unità.

 

Ciò non significa che non bisogna più parlare di tutti gli argomenti che possono condurre a dispute ma l’importante è di farlo soltanto nel rispetto l’altro e nella presenza di Dio: solo così si può crescere nella verità.

 

Anch’io parlo e dò il mio punto di vista riguardo ad argomenti che creano polemiche: lo faccio rimanendo aperto al pensiero degli altri, in luoghi e con mezzi dove chi vuole ascoltare è libero di farlo perché non voglio imporre il mio punto di vista teorico agli altri. Nello stesso tempo devo comunque esprimermi su quella che per me è la verità in modo da seminare quello che deve essere seminato e fare la mia parte, quella che Dio mi chiede di fare. Inizialmente non avrei voluto parlare di argomenti sensibili alle polemiche ma ho avuto la convinzione da parte di Dio che dovevo farlo ed è per questo che lo faccio.

Nell’assemblea invece evito di parlarne pubblicamente fintanto che non riesco a dimostrare la realtà pratica di quello che affermo e al fine di evitare qualsiasi dibattito inutile o qualsiasi disputa.

L’importante non è la teoria ma gli atti.  Gesù stesso ha insegnato a riconoscere la verità dai frutti e evitare in tal modo i falsi profeti

Matteo 7:15-20 «Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. 16 Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? 17 Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l'albero cattivo fa frutti cattivi. 18 Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni. 19 Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. 20 Li riconoscerete dunque dai loro frutti.

 

Il problema è che oggi molti vogliono dare le proprie riflessioni e fare dibattiti su questioni teologiche piuttosto che agire concretamente tra i problemi della società. Questo perché è più facile parlare che agire, è più facile fare teorie che dimostrare con la pratica la potenza di Dio.

Colui che parla poco e vive nella santità non sarà causa di dispute nell’assemblea, anche se crede diversamente dalla maggioranza, ma invece finirà con il dimostrare la potenza di Dio nella sua vita e nella vita degli altri.

Se anche tu ti comporti in questo modo è possibile che con il passare del tempo subirai delle persecuzioni da parte dei religiosi, di coloro a cui le tue opere daranno fastidio perché saranno in opposizione ai loro insegnamenti ma tu avrai la convinzione da dove proverranno perché la tua relazione di santità lo dimostrerà e avrai la pace, avendo l’approvazione di Dio.

 

In conclusione l’ecumenismo per fare dottrine non serve a niente; invece l’ecumenismo per manifestare le opere e la vita di Cristo Gesù in sé sarà sempre produttivo.

Marco 9:38-40 Giovanni gli disse: «Maestro, noi abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato perché non ci seguiva». 39 Ma Gesù disse: «Non glielo vietate, perché non c'è nessuno che faccia qualche opera potente nel mio nome, e subito dopo possa parlar male di me. 40 Chi non è contro di noi, è per noi.

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